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“Il dramma del terremoto ha reso ancora più ‘Popolo’ la gente aquilana: la comune tragedia, affrontata ‘insieme’, ha stretto, con nodi inscindibili, il mutuo senso di appartenenza. Quando un trauma, che deriva da una calamità generale, colpisce una ‘popolazione’ viene vissuto in modo frammentato: ciascuno lo porta per conto suo o per aggregati sparsi.   Invece, dove c’è Popolo, il dramma è condiviso: vissuto da tutti e da ciascuno in modo diverso, ma universale. Si stabilisce così una ‘interdipendenza’, in cui il ‘mio’ diventa ‘nostro’, e viceversa”. È un passaggio dell’omelia del cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita dell’Aquila, pronunciata nel corso della Santa Messa celebrata  in occasione del 12esimo anniversario del terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009.  Dodici anni dalle quelle 3.32, dai 100 mila sfollati e dalle 309 vittime. Tra loro anche Roberta Zavarella di Sulmona e Carmelina Iovine di Raiano.  Per non dimenticare non è mancata la mobilitazione simbolica.  Una luce di speranza si è accesa sui balconi della provincia dell’Aquila e dell’intero, su invito del comitato vittime e dell’Anci. Per fare sì che il sacrificio e la tragedia non siano vani, ma possano assumere la funzione di rinsaldare le comunità, imparare dai propri errori e lavorare con fiducia alla ricostruzione. Neanche quest’anno infatti, a causa delle prescrizioni e delle limitazioni dovute alla pandemia è stato possibile onorare le vittime del terremoto con la fiaccolata che tradizionalmente fino al 2019 ha attraversato il centro della città.  La fiaccolata è quindi diventata virtuale. Per ricordare il giorno che ha cambiato la storia. Fu sera e fu mattina. Dodici anni da quel “domani è già qui”.

Andrea D’Aurelio

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