SULMONA – Aveva raggirato un’anziana con la solita tecnica del finto pacco da ritirare, riuscendo ad entrare nel suo appartamento, facendosi consegnare oro e contanti. Per A.B., 32 enne di Napoli, è stato disposto ieri il rinvio a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona, Marco Billi. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 9 dicembre. L’episodio è quello balzato alle cronache a ottobre 2019, ovvero il falso postino dall’aspetto gentile e rassicurante che si presentò a casa della sua vittima in via Cappuccini, a Sulmona, per la consegna di un pacco destinato al nipote che, ovviamente, non era  a casa della malcapitata. Come da copione della truffa. Il pacco, che avrebbe dovuto contenere un costosissimo pc, è stato ritirato dall’anziana signora che al momento della consegna non aveva con sé molta disponibilità liquida. A fronte di cinquecento euro chiesti dal finto postino, la vittima ha consegnano solo cinquanta euro in contanti, più alcuni monili d’oro per pagare la differenza. Tutto concordato con il suo truffatore che, nel frattempo, era entrato in casa della donna per “riscuotere†e aveva scoperto l’ingente quantitativo di oggetti in oro che la stessa possedeva. Decise quindi di consegnare un secondo pacco, fingendo un lapsus freudiano. Anche quello era per il nipote. E incassò altri monili per un valore complessivo di oltre diecimila euro. Incredibile ma vero. Alla fine il nipote, rientrando a casa in tarda serata, scoprì l’ingente truffa e si presentò in Commissariato per denunciare l’accaduto. Le indagini durarono quasi un anno tra riscontri fotografici e analisi approfondite sulle impronte digitali, con i campioni inviati al laboratorio romano. Alla fine la Squadra Anticrimine, coordinata all’epoca dei fatti dall’ispettore superiore Daniele L’Erario, è riuscita a risalire al responsabile. Il giovane, con precedenti specifici, dovrà presentarsi davanti al giudice il prossimo 9 dicembre per rispondere del reato di truffa aggravata. Sempre nel 2019 la Polizia aveva arrestato uno dei componenti della famigerata banda del pacco, denunciando il suo complice, mentre tentavano di raggirare la congiunta di un agente. Questo a dimostrazione che le forze dell’ordine riescono ad assicurare i responsabili di simili e inumani reati alla giustizia. Per cui le vittime, oltre a prestare la massima attenzione e diffidare da chi chiede soldi per telefono o di persona, possono fidarsi degli uomini e delle donne in divisa.
Andrea D’Aurelio