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SULMONA – Si chiama Fedora ed arriva dall’Ucraina. I suoi occhi, desiderosi di conoscere il mondo, hanno visto solo orrore e violenza in questi ultimi giorni. La piccola si è ricongiunta con il suo nucleo familiare domiciliato in città: mamma, nonna e fratellino. Per lei ieri è stato un giorno speciale perché alle nove in punto è stata accolta in classe, in una quarta della scuola Masciangioli. Su quei banchi, prima ancora che le singole discipline, i docenti le insegneranno i valori autentici della vita, la pace nelle relazioni umane e il rispetto dell’altro. D’altronde i piccoli studenti di oggi saranno i cittadini e le cittadine del domani. Per la piccola profuga scampata alla guerra si sono quindi aperte le porte dell’Istituto Mazzini-Capograssi. La scuola accetta la sfida dell’accoglienza e dell’inclusione. Due parole che costruiscono il volto di una comunità che non si tira indietro. Sul territorio peligno sono circa 80 i rifugiati che sono riusciti a passare il confine per ricongiungersi con i familiari già residenti in Valle. Tutti sono stati censiti nell’hub dell’accoglienza per l’attivazione della sorveglianza sanitaria e le procedure del caso. Non si ferma la macchina della solidarietà. Va avanti la raccolta di beni e di farmaci e con essa si moltiplicano le iniziative di solidarietà. La Valle Peligna risponde con la forza della prossimità all’orrore della guerra. (a.d’.a.)

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