Parola d’ordine non toccare. Come ogni anno torna la campagna del Parco Majella per mettere in salvo i cuccioli di capriolo. “In queste settimane, durante le passeggiate nei campi, è facile imbattersi in piccoli di capriolo e cervo, la prima cosa che vorreste fare è accarezzarli, la tentazione è forte ma… dovete resistere. Nelle prime settimane di vita, il piccolo non ha ancora sviluppato il senso del pericolo né l’istinto di fuga, resta immobile e consente l’avvicinamento dell’uomo che spesso, invece, inconsapevolmente, lo danneggia. Le madri infatti puliscono costantemente il mantello dei piccoli, privandoli di qualsiasi odore estraneo, questo anche a protezione dai predatori che cercano le loro prede guidati dall’olfatto. Ogni contatto o maneggiamento con il piccolo di capriolo potrebbe essere dannoso in quanto l’odore dell’uomo potrebbe indurre la madre a respingerlo; ma soprattutto bisogna evitare di portar via dal sito di ritrovamento i piccoli: si pensa spesso che essi siano stati abbandonati, ma non è così”- ricordano dal Parco- “quella di rimanere nascosti e privi di odori nei cespugli è proprio una strategia antipredatoria affinata nel corso dell’evoluzione. La madre è al pascolo nei dintorni, può essere allontanata proprio dalla presenza dell’uomo e, se tornando, non trova più il piccolo, dopo alcune ore di disperata ricerca, smetterà di cercarlo e purtroppo il piccolo sarà destinato ad essere abbandonato. Questi piccoli animali che si crede siano in difficoltà in realtà sono stati “rapiti”! L’unico comportamento da tenere quando ci si imbatte in un piccolo capriolo accucciato nell’erba è allontanarsi discretamente in modo da creare meno disagio possibile al piccolo e alla madre che per certo si trova vigile nelle immediate vicinanze. Il Servizio Veterinario del Parco, insieme al Reparto Carabinieri del Parco Nazionale della Maiella é sempre a disposizione per prestare soccorso, nei casi di effettiva criticità. Ma quando i piccoli, come quello che vedete in fotografia, vengono portati presso il nostro Wildlife Research Center, sarà molto difficile che poi possano tornare a vita libera perché cresceranno abituati ad una eccessiva presenza dell’uomo e “da grandi” mostrerebbero comportamenti non troppo prudenti per la loro sopravvivenza”