SULMONA – Si sostituisce all’ex Presidente del Parco Nazionale della Maiella, Franco Iezzi, per diffamare l’ex assessore regionale, Andrea Gerosolimo. Protagonista dell’episodio è un 49 enne del posto,P.S., che è finito sotto processo per sostituzione di persona e diffamazione aggravata, per aver postato cioè un commento in calce ad un articolo pubblicato da una testata locale, facendo riferimento a Gerosolimo in questi termini: “fa la vittima perché si sta c… sotto (si omette, ndr). Persa Sulmona deve tornare a lavorare semmai lo ha fatto”. Un testo che l’ex assessore ha ritenuto diffamatorio e per questi motivi ha interessato gli organi inquirenti con una querela contro ignoti. Il commento era stato attribuito a Franco Iezzi, ad insaputa di quest’ultimo, tant’è che lo stesso ha sporto a sua volta querela per non aver mai scritto quelle parole rivolte all’ex assessore. Dagli accertamenti effettuati dalla Divisione Anticrimine del Commissariato Ps di Sulmona, si è scoperto che l’11 gennaio 2020 era stato creato un indirizzo mail ad hoc, non appartenente a Iezzi ma ad un’utenza fissa intestata alla moglie dell’imputato. Il 49 enne e’ quindi finito davanti al giudice per aver oltrepassato il limite della critica politica e per aver offeso la reputazione professionale di Gerosolimo. Non solo. L’imputato dovrà rispondere anche di sostituzione di persona perché, al fine di procurarsi un vantaggio nonché l’impunità dal reato di diffamazione, ha indicato un falso nome, quello di Iezzi oltre da un falso indirizzo mail. Questa mattina hanno sfilato davanti al giudice monocratico l’ispettore della Polizia di Stato che si occupò delle indagini, Iezzi che ha confermato di non aver scritto alcun commento e Gerosolimo che ha ripercorso tutte le fasi della vicenda e che si è costituito parte civile per il tramite dell’avvocato, Uberto Di Pillo. Si arriverà a sentenza verosimilmente ad ottobre. All’avvocato difensore, Alessandro Margiotta, il compito di smontare il castello accusatorio che appare solido, almeno secondo l’accusa. Per la difesa, visto che l’utenza fissa risulta intestata alla consorte dell’imputato, si dovrà dimostrare che sia stato effettivamente quest’ultimo a scrivere quel commento.