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Sono parecchio cambiate le cose dal giorno in cui il vicesindaco Raffaele Daniele asseriva che gli elementi necessari alla costruzione del Ponte Belvedere fossero già in lavorazione nelle acciaierie: come non fosse bastata la finta conferenza stampa in campagna elettorale in cui si è presentato un progetto esecutivo non ancora neanche depositato, le notizie che ora si fanno trapelare dalla stampa dicono che l’acciaio sia quasi sicuramente fermo in Ucraina e che dunque, per colpa della guerra, slitteranno i tempi di riconsegna del ponte Belvedere.
È chiaro che la strategia adottata da qualche tempo dal Comune è quella di tacere e, tra una congettura e l’altra, far intervistare il raggruppamento di imprese, il coordinatore della sicurezza e il progettista dell’opera; giusto ieri su un quotidiano proprio questi ultimi hanno lanciato grida d’allarme, non tanto per l’acciaio ostaggio di Putin quanto per i tempi di verifica e validazione del progetto esecutivo da parte dell’amministrazione per mezzo del responsabile unico del procedimento. Rup che, nel frattempo, deve essere il più celermente possibile sostituito: pare infatti che l’ing. Mario Di Gregorio, che ricopre lo stesso ruolo anche per Palazzo Margherita – altra opera pubblica strategica che stenta a vedere la fine dei lavori – sia stato assunto a tempo indeterminato alla Gran Sasso Acque SpA e dunque sia ormai impossibilitato a rappresentare il ruolo di Rup per il Comune.
Quello che chiaramente preoccupa è il rispetto dei tempi contrattuali da parte del raggruppamento di imprese al fine di evitare quelle penali che, insieme all’aumento dei costi di produzione, porrebbero la parola fine alla realizzazione dell’opera. Facendo mie queste preoccupazioni sarà mia premura presentare una interpellanza urgente al vicesindaco Daniele affinché si possa comunicare alla cittadinanza, con la contezza degli atti amministrativi, lo stato dell’arte della ricostruzione del ponte.

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