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SULMONA – La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di appello per L.B., 63 enne di Pescara, che era finito nel mirino della magistratura per bancarotta fraudolenta e documentale. Una lunga e complessa vicenda giudiziaria che ha avuto origine nel 2009 con il fallimento della ditta Eurologis di cui l’imputato era amministratore. La ditta si occupava di autotrasporti in conto proprio e conto terzi ed aveva sede legale a Chieti e sede operativa a Popoli. Sul territorio peligno risultava attiva anche a Corfinio. L’inchiesta, scaturita dalla maxi operazione del Tribunale di Padova, è strettamente legata al caso Catapano. Il clan camorristico, infiltratosi nei singoli territori, prestava soldi alle aziende in difficoltà, svuotando le imprese di beni mobili e immobili. Il 63 enne, nello specifico, era finito sotto processo per aver distratto ingenti somme di denaro pari a 675 mila euro oltre alla somma complessiva di tre milioni di euro pari al deficit fallimentare non giustificato. Secondo l’accusa avrebbe sottratto beni dal valore di circa un milione di euro tra autocarri, terminali, carrelli, macchine elettroniche, in parte rilevati da Territalia, ditta che aveva sede nella Badia di Sulmona. Non solo bancarotta fraudolenta ma anche documentale. In primo grado il 63 enne era stato condannato alla pena di sette anni di reclusione. In appello era caduta la bancarotta documentale. La pena era stata ridotta a tre anni, tenendo conto dell’esclusione delle aggravanti contestate. Si arriva così in Cassazione. I giudici capitolini, su ricorso della difesa dell’ex amministratore della società fallita, assistito in tutti i gradi di giudizio dall’avvocato Maria assunta Iommi del foro di Sulmona, hanno annullato senza rinvio il dispositivo di secondo grado, azzerando di fatto la pena. Si attendono le motivazioni.

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