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Un risarcimento di 2,339 miliardi per la revoca in danno, decisa un anno fa dal Governo Draghi, della concessione delle autostrade A24 e A25 da corrispondere all’ex concessionaria Strada dei Parchi, del gruppo industriale Toto. Definito, inoltre, corretto l’operato di Sdp nella gestione della concessione, visto che “risulta difficile individuare un comportamento censurabile da parte della società, la cui crisi è imputabile al turbolento rapporto con l’ente concedente e, soprattutto, all’interruzione ‘brutale’ della concessione autostradale“. Sono i passaggi fondamentali della relazione, a firma dei commissari nominati dal Tribunale di Roma, depositata presso lo stesso Tribunale, incaricati di esaminare l’istanza di concordato al 100% presentata da Strada dei Parchi, all’indomani della fine anticipata della concessione delle autostrade A24 e A25, sancita il 7 luglio 2022, con un decreto poi convertito in legge. Il tema dell’indennizzo miliardario di questa annosa vicenda è al centro di una trattativa molto fitta avviata dal ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, che ha convocato l’ex concessionaria per cercare un accordo a un anno della revoca, oggetto di un serrato contenzioso. Accordo che potrebbe evitare di attendere il pronunciamento della Corte costituzionale al quale il Tar del Lazio, cui si era rivolta Sdp, ha rinviato la decisione. Di un risarcimento miliardario parla anche un’altra stima fatta dagli stessi uffici del Mit. Il
valore dell’indennizzo sarebbe di 2,130 miliardi, così suddivisi: un miliardo circa a titolo di capitale investito, 949 milioni come “credito per riequilibrio del Piano economico finanziario”, e quasi 181 milioni di euro a titolo di credito per i mancati adeguamenti tariffari dei pedaggi, maturati nel periodo 2015-2022, più vari interessi e altre voci. La revoca fissata per dicembre 2030, ha portato dal primo agosto 2022 Anas nella gestione con la motivazione di inadempienze del concessionario nella manutenzione delle infrastrutture, motivazione ora caduta dopo il pronunciamento di piena assoluzione (perché “il fatto
non sussiste”) dei Tribunali di L’Aquila e Teramo nei confronti dei vertici di Sdp, finiti sotto processo con l’accusa di non aver effettuato una manutenzione adeguata che avrebbe messo a rischio ponti e viadotti. 

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