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PRATOLA PELIGNA – Non ci sarebbe alcun innesco per l’incendio bis divampato sul Morrone ma l’ipotesi dell’origine dolosa resta la più accreditata. E’ quanto è venuto fuori all’esito di un ulteriore sopralluogo che sarebbe stato svolto questa mattina dai Carabinieri Forestali, incaricati dalla Procura della Repubblica di seguire il filone investigativo per il rogo in “replica”. Secondo gli addetti ai lavori non può escludersi che gli ignoti autori potrebbero essersi divertiti con qualche accendino per dar vita alle prime fiamme. Al momento non sarebbero stati rinvenuti inneschi come quelli trovati in più punti sei anni fa. Sul tavolo della Procura, che ha aperto un’inchiesta, sta per essere depositata l’informativa dei Forestali. Al momento è stata corretta la stima dei danni. Si parla di 350 ettari in fiamme Per spegnere le fiamme sono in azione due elicotteri e due mini canadair con a disposizione 3 Mila litri d’acqua. Gli operatori sperano di riuscire a contenere il rogo in giornata, visto il lavoro approntato sin dalle prime luci dell’alba. La situazione è costantemente monitorata poiché i vari focolai non sono stati ancora domati. Preoccupa il fattore vento anche se le temperature sono in sensibile calo rispetto alle ultime giornate roventi. Nell’area dell’ex cava di Bagnaturo è stata allestita la centrale operativa. Osservata speciale resta la Casa Matta collocata nelle vicinanza. Le fiamme hanno inoltre interessato l’area del Colle delle Vacche, lasciando non pochi danni. Salvo il rifugio che, per dirla con le parole del sindaco di Pratola Peligna, Antonella Di Nino, diventa “simbolo di resilienza”

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