SULMONA – Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, ha fissato l’udienza per il ginecologo e il medico vaccinatore, rispettivamente dell’ospedale di Sulmona e del servizio igiene e prevenzione, finiti sotto inchiesta per la morte fetale dopo l’inoculazione del vaccino trivalente. La De Marco, che ha preso in carico l’opposizione alla richiesta di archiviazione, ha convocato le parti per il prossimo 6 febbraio per decidere se archiviare il procedimento, come richiesto dal Sostituto Procuratore, Edoardo Mariotti, disporre nuove indagini o procedere con l’imputazione coatta dei sanitari. La storia vede protagonista una 33 enne di Pratola Peligna che il primo luglio 2021, all’ottavo mese di gravidanza, aveva perso la bimba che aveva in grembo, esattamente dieci giorni dopo l’inoculazione del vaccino trivalente. La donna, per il tramite del suo avvocato, Vincenzo Margiotta, aveva chiesto al Gip di acquisire ulteriori sommarie informazioni dei medici, acquisire rapporto vaccini AIFA 2021 ed incaricare uno specialista di malattie infettive per svolgere un ulteriore perizia al fine di accertare se vi sia un legame tra il parto prematuro e la corioamniosite accertata in sede di esame necrologico sulla placenta. E ancora se con una cura antibiotica l’evento morte si sarebbe potuto evitare ed in che termini. La Procura, al contrario, aveva chiesto l’archiviazione per i due medici indagati, sulla scorta di quanto relazionato dai periti di parte, secondo i quali il ginecologo avrebbe dato l’indicazione alla vaccinoprofilassi per la pertosse come da raccomandazione ministeriale e il medico vaccinatore avrebbe eseguito il booster come previsto dalle stesse linee guida. Il Pm aveva pure evidenziato che “non esistono controindicazioni all’utilizzo del booster anche all’ottavo mese di gravidanza, in quanto lo stesso è composto “dagli stessi tossoidi per tetano, difterite e pertosse”. Al giudice il compito di sbrogliare la matassa