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Certamente il comune senso del pudore ce lo saremmo aspettati in Comune o meglio nelle vicende che riguardano il Comune e, quindi, la collettività. E invece … niente.
Dopo una travolgente cavalcata elettorale al grido di “spacchiamo le montagne”, dopo soli pochi mesi dalla vittoria, la maggioranza di “Liberamente Sulmona” ha deciso di spaccare sè stessa e lo ha fatto liberamente, ovviamente. Il governo cittadino per due anni, al posto di dedicarsi ai numerosi problemi della Città e del territorio, ha pensato bene di occupare il proprio tempo ha combattere una guerra interna tra bande. Doveva essere il cambio di passo, si doveva voltare definitivamente pagina, l’affermazione di un metodo diverso e invece è stato il ritorno alle guerre tribali, molto peggio di prima.
Un ritorno a vecchie logiche che, in verità, in molti avevano previsto. “Quello che però in tanti non potevano prevedere è stato il comportamento messo in campo dal Sindaco in queste settimane”- spiega qualche esponente di minoranza di Palazzo. “Quasi tutti a Gianfranco Di Piero riconoscono la correttezza e la moderazione nei toni e nei modi. Un galantuomo forse troppo tranquillo per fare il sindaco e governare una ciurma variegata sul mare dei problemi ma, certamente, un galantuomo. Per questo nessuno si sarebbe mai aspettato delle dimissioni farlocche, finalizzate al mantenimento della poltrona ad ogni costo. Da giorni si continuano ad ipotizzare nomi, figure, identikit. Una girandola di ipotesi senza capo nè coda. Senza un progetto. Una pura operazione di poltrone costruita sotto l’occhio vigile dei capi corrente, dei capi clan della maggioranza. Per questo ci saremmo aspettati dal sindaco uno scatto d’orgoglio e non un tirare a campare fino alle elezioni Regionali, come bisbiglia qualcuno avvezzo alle logiche politiche. Il Sindaco ritirerà le dimissioni, forse senza neanche una giunta, e la Città attonita continuerà ad assistere a questo scempio totale, a questo niente di niente. Per questo, per usare il latino tanto caro al Sindaco, ci verrebbe da chiedere: “Quousque tandem abutere, Di Piero, patientia nostra” ?”- si chiedono dal Palazzo

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