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Con la legge 194 è stato riconosciuto il diritto di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni di gestazione. Nella legge furono indicati i casi in cui ricorrere all’aborto, le procedure e la possibilità da parte del personale sanitario di invocare l’obiezione di coscienza. Oggi, in continuità con il movimento femminista degli anni 70, le donne della Cgil sono ancora impegnate a difendere il diritto alla libertà di scelta e il diritto alla salute delle donne che decidono di ricorrere all’IVG. La piena attuazione della 194 è di fatto un percorso a ostacoli, soprattutto in Abruzzo dove l’83% dei medici sono obiettori: l’istituto dell’obiezione di coscienza è arrivata a livelli non tollerabili per l’intero sistema e pone difficoltà enormi di accesso alle procedure abortive. Si aggiunge a questo una certa intolleranza all’utilizzo delle procedure abortive farmacologiche.


Ci sono delle regioni dove ormai l’uso dell’aborto farmacologico è prevalente. Non è il caso dell’Abruzzo, dove si pratica solo in tre ospedali.  Le donne della Cgil Abruzzo e Molise non intendono rinunciare ancora oggi, dopo 45 anni, alle battaglie per la piena applicazione della legge 194, il potenziamento dei Consultori familiari, l’accesso ai servizi Ivg, per tutelare il libero esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e respingere ogni attacco alla loro autodeterminazione”. Di questo si è parlato oggi nell’incontro organizzato da Marilia Di Paolo del Coordinamento Provinciale Donne Spi Cgil; sono intervenuti il vice sindaco Berardi, l’Avvocato Teresa Nannarone, la senatrice Gabriella Di Girolamo e lo staff del reparto di ginecologia del nosocomio sulmonese nelle persone della dottoressa Berta Gambina, dottoressa Nadia Pilolli e dottoressa Giulia Mattei

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