SULMONA – Il caso delle tessere sanitarie bloccate finisce sul tavolo del Ministero della Salute. Prosegue la battaglia del Tribunale dei diritti del malato che, nei giorni scorsi, ha presentato l’intero fascicolo al Ministero. Sono centinaia le tessere sanitarie che rischiano di restare bloccate dopo la sentenza della Corte D’Appello dell’Aquila che ribalta le sentenze del tribunale di Sulmona sulle esenzioni ticket per i disoccupati e i loro figli a carico. “Il tribunale di Sulmona dà ragione ai pazienti, ma la Corte d’appello noâ€- interviene l’avvocato del Tdm Catia Puglielli che ha richiesto l’aiuto dapprima al Tdm nazionale e poi, tramite l’associazione Cittadinanzattiva, si è rivolta al Ministero della Salute. “Lo scopo è quello di ottenere una corretta interpretazione della norma. Se sarà necessario presenterò anche una relazione a Bruxellesâ€- annuncia Puglielli. L’argomento è stato al centro di un recente vertice fra il Tdm e la Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila. Sono migliaia gli accertamenti avviati in tutta Italia da Guardia di Finanza e Agenzia delle entrate, col rischio di cause penali su dichiarazioni ritenute false per ottenere le esenzioni ticket per esami e visite mediche. La Asl, dunque, non avrebbe colto l’invito del Tribunale per i diritti del malato a risolvere fuori dagli uffici giudiziari il caos delle circa 1700 tessere bloccate nei mesi scorsi e dei 500 verbali su falso in atto pubblico spediti. Le irregolarità contestate si riferivano all’articolo 316 ter del codice penale, che impone, per indebita elargizione di prestazioni, sanzioni amministrative da un minimo di 5mila e 164 euro a un massimo di 25mila e 822 euro. Multe salatissime, che però non potranno superare il triplo della cifra dovuta all’Asl. A giugno dell’anno scorso è arrivato il primo decisivo punto a favore del Tdm. Il giudice ha accolto il primo ricorso d’urgenza presentato in difesa di una sulmonese di mezza età , finita nel blocco collettivo delle prestazioni sanitarie per morosità . Il provvedimento pilota è stato seguito da altre due sentenze, con conseguenze sul divieto per nuove prestazioni sanitarie in caso di debiti pregressi.
Andrea D’Aurelio