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Le verifiche per il rispetto del distanziamento non sono state ancora effettuate nell’aula mensa della scuola. Per questo scatta la protesta delle famiglie. Accade nell’istituto comprensivo Radice-Ovidio e Serafini di Stefano di Sulmona dove il servizio di refezione scolastica, che ufficialmente parte domani, 21 ottobre, debutta tra polemiche. Il problema riguarda il regolamento interno adottato dall’istituto, diretto dalla preside, Alessandra Di Mascio. Gli alunni che portano il pranzo da casa e quelli che aderiscono al servizio mensa devono consumare il pasto nello stesso locale, il quale deve possedere tutti i requisiti per evitare la contaminazione del cibo e rispettare le misure di sicurezza. L’aula mensa della scuola media Serafini non ha ancora passato l’esame. La scuola infatti, dallo scorso settembre, è stata accorpata con la media Ovidio. Per questo le verifiche saranno effettuate nei primi giorni della prossima settimana. Ciò vuol dire che, in attesa dei risultati, gli alunni non potranno portare il pasto da casa. Una decisione che ha fatto scattare la proteste delle famiglie, pronte a dare battaglia. “Domani ci recheremo a scuola per riprendere i nostri figli, così possono mangiare a casa. Andremo avanti fin quando non sarà risolta la situazione”- annunciano un gruppo di genitori. Nel frattempo il Comune sta procedendo a riattivare la piattaforma per la prenotazione dei pasti e il caricamento dei dati. Il servizio mensa parte in città con più di due settimane di ritardo a causa delle lungaggini burocratiche. Gli uffici comunali di Palazzo San Francesco, nei giorni scorsi, hanno affidato la gestione delle mense, fino al 20 dicembre prossimo, alla ditta Ep-Coselp, che era rimasta dietro ai fornelli fino al maggio scorso. Si tratta di un affidamento temporaneo, in attesa delle procedure per indire una nuova gara. L’appalto da tre milioni di euro era stato aggiudicato in favore della ditta Rica di Somma Vesuviana, estromessa la scorsa settimana per le difficoltà legate al centro di cottura. L’impresa lo aveva inizialmente indicato a Bugnara per poi proporre la cucina della clinica San Raffaele, dove già svolge il servizio di ristorazione. La cucina della struttura sanitaria, secondo la Regione chiamata in causa dalla Asl, non è idonea per la mensa scolastica. Da qui l’esclusione, che potrebbe aprire le porte anche a ricorsi.

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