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CORFINIO. “La piazza del paese ha un valore identitario per la comunità”. Per questo abbiamo pensato ad un altro luogo da dedicata ai due giganti nella lotta contro la mafia”. Lo ha messo nero su bianco il Comune di Corfinio che ha scritto, nei giorni scorsi, a Fiammetta Borsellino, la figlia di Paolo, il magistrato vittima di Cosa Nostra nella strage di via D’Amelio, dopo le polemiche che sono divampate in paese per il cambio della denominazione della piazza principale. Il Comune ha in mente di conferirle la cittadinanza onoraria, come spiega il vice sindaco, Francesco Di Nisio. “E’ passato un messaggio distorto. Non abbiamo detto no al ricordo di Falcone e Borsellino ma abbiamo sostenuto l’iniziativa popolare per ridare identità alla piazza”- spiega Di Nisio al quotidiano Il Centro. La vicenda risale al 2017 quando la vecchia giunta comunale aveva approvato all’unanimità l’intitolazione della piazza principale della cittadina, chiamata piazza Corfinium, in piazza Falcone e Borsellino. Nel marzo scorso si era costituito il comitato civico che, con oltre 300 firme, aveva chiesto al Comune di tornare indietro, dal momento che la piazza si trova su importante area archeologica che ospitava un tempo il Teatro Italico. Il 27 aprile, la giunta comunale, guidata dal sindaco, Romeo Contestabile, aveva quindi deciso di revocare i nomi di Falcone e Borsellino dalla piazza principale di Corfinio e di destinare un’altra area cittadina ai due martiri della mafia. Tuttavia il 19 giugno scorso, dopo il parere negativo arrivato dalla Soprintendenza, il Prefetto dell’Aquila, Giancarlo Di Vincenzo, aveva respinto la richiesta per il cambio del nome della piazza, spiegando che l’iniziativa “non è adeguatamente motivata e in considerazione del fatto che l’attuale denominazione è ormai radicata nella tradizione locale”. Il Comune, a quel punto, si era rivolto al Tar Abruzzo e il comitato civico aveva chiamato in causa l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, spiegando che “in epoca antica Corfinio fu abitata dai peligni e durante la guerra sociale del 91-88 a.C. divenne capitale della Lega italica, venendo ribattezzata Italica” e che “la cittadinanza non ha accolto con estremo favore lo sfratto dell’antica denominazione”.

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