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È morto Wolfgang Abel, il predatore che assieme a Marco Furlan, misero su la famigerata banda Ludwig.
Wolfgang aveva 64 anni e venne condannato per 15 omicidi tra il 1977 e il 1984 tra Veneto, Lombardia e Baviera. Era stato posto agli arresti domiciliari nel 2009 e nel 2016 aveva estinto la sua condanna.
Prima di essere posto agli arresti domiciliari Abel Wolfgang venne rinchiuso anche nel supercarcere di Sulmona.” Era una persona distinta, taciturna e molto attratto dalla matematica. Nelle poche ore d’aria che decideva di vivere nei cortili passeggi ricordo che portava con sé sempre un libro dedicato alla sua materia preferita. Salutava con molta difficoltà e si mostrava sempre molto diffidente nei confronti di noi agenti. Sinceramente non ho mai capito il motivo per cui lo facesse, se per timidezza o perché non accettava minimamente il fatto di essere recluso. Parlava come detto pochissimo. il suo accento tipicamente tedesco mi riportava alla mente immagini di generali SS. Legava pochissimo con gli altri reclusi e raramente vi socializzava. i suoi occhi di ghiaccio facevano molta più paura del suo fisico non certo da persona palestra.
La sua cella era tenuta in un ordine davvero maniacale. Poche cose erano le cose in suo possesso e tutte riposte in maniera perfetta all’interno della sua cella oggi denominata camera di pernottamento.
La sua cella, proprio per l’ordine e la pulizia che promanava da tutte le parti, era quella più ambita quando all’interno della sezione di appartenenza si doveva effettuare una perquisizione sia essa ordinaria che straordinaria.Leggeva moltissimo e gran parte dei tomi da lui tenuti erano come detto per lo più di matematica e materie similari. Il suo portamento sono convinto avrebbe attirato criminologi da tutto il mondo. Ricordo un criminologo che mi disse che avrebbe pagato per stare al posto mio.
Come non dargli ragione? Era quello il periodo in cui a Sulmona vi erano reclusi personaggi del calibro di Gianfranco Stevanin famoso e Simone Cassandra rispettivamente il mostro di Caldonazzo il primo e di Norma il secondo. Quando ebbi modo di parlare di lui in uno dei seminari di criminologia da me organizzati, mai come in quell’occasione ebbi modo di vedere calamitata l’attenzione dei tanti presenti.
Lo soprannominai Mathaus per via della sua incredibile somiglianza a un campione di calcio tedesco molto in voga in quegli anni. Quando uscì dal carcere non sono mai realmente riuscito a capire se ciò che diceva sulla sua presunta innocenza rispondesse al vero o meno.
Ma tant’è”- lo ricorda Mauro Nardella

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