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SULMONA – Sono vicine le richieste di rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta su presunte mazzette negli appalti, gestiti dal Mibact Abruzzo, per la ricostruzione di alcune chiese e monumenti nell’Aquilano e a Sulmona, oltre che del teatro comunale dell’Aquila. La Procura della Repubblica dell’Aquila ha chiuso le indagini, condotte dai carabinieri, a carico di imprenditori, tecnici e funzionari del ministero beni culturali e della Soprintendenza. L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato a 26 persone: per alcune di loro la posizione si è aggravata visto che il complesso e voluminoso approfondimento sui documenti e sui riscontri avviato nel luglio dello scorso anno, all’epoca della vicenda giudiziaria, avrebbe dimostrato che il metodo di far vincere imprese amiche dietro corresponsione di danaro a funzionari pubblici sarebbe stato utilizzato anche per altre gare bandite dallo stesso Mibact. Nell’avviso sono stati contestati capi di imputazione più gravi: le accuse, non per tutti i 26 accusati, vanno dal falso all’abuso d’ufficio, dalla turbativa d’asta fino alla corruzione. Ora gli indagati hanno 20 giorni di tempo per presentare controdeduzioni alle accuse. Fra gli edifici finiti nel mirino ci sono anche la chiesa di San Domenico a Sulmona e la Badia di Sulmona. L’operazione nata dalle intercettazioni emerse dall’inchiesta della procura aquilana sugli appalti della Regione, ha portato all’arresto ai domiciliari di dieci persone e a cinque interdizioni dall’esercizio della professione. Sono usciti definitivamente dall’inchiesta coordinata dal pm Simonetta Ciccarelli nove persone.

Andrea D’Aurelio

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