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Molti sono gli esseri umani capaci di creare un’affinità elettiva con il proprio compagno peloso e chi ci riesce, sa che la rottura di quel legame è uno dei più dolorosi che si possano provare. Non solo entra a far parte della nostra quotidianità, ma l’amore che un cane ci dona diventa infinito e incondizionato.

foto_pegg2Per capire ciò che accade a livello psicologico in seguito alla perdita del nostro fedele compagno ho intervistato la Dott.ssa Camilla Franchi Psicologa e Psicoterapeuta Psicoanalitico, collaboratrice del Centro Diurno Psichiatrico di L’Aquila e libera professionista. La Dott.ssa Franchi ci ha spiegato innanzitutto come può essere definito il lutto:

 “Lo stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili (Galimberti, 1999, 617).

 Bowlby (1982), psicologo, medico e psicoanalista britannico che ha elaborato la teoria dell’attaccamento, studiò in maniera approfondita la costruzione e la rottura dei legami affettivi e da tale studio identificò 4 fasi del lutto:

  1. fase di disperazione acuta, caratterizzata da stordimento e protesta, caratterizzata per il rifiuto della perdita.
  2. fase d’intenso desiderio e di ricerca della persona o dell’oggetto perduto (alcuni mesi o anni).
  3. fase di disorganizzazione e di disperazione.
  4. fase di riorganizzazione, durante la quale gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi e la persona afflitta comincia ad avvertire un ritorno alla vita.”

In base a queste definizioni, può essere considerato un lutto anche la perdita di un animale domestico? “È stata studiata la relazione tra esseri umani e animali in particolare i cani, ad esempio Glen Gabbard Psichiatra e psicoanalista statunitense ha aperto i suoi lavori nei Congressi Internazionali, con l’immagine di un cane, per spiegare ed introdurre il suo studio sulle relazioni che coinvolgevano esseri umani. Altro esempio di rapporto tra studiosi della psiche e animali è quello tra Freud e la sua cagnolina Jofi un Chow Chow, tanto era il livello di sintonizzazione affettiva che intercorreva fra i due, che Freud capiva che quando la sua cagnolina sbadigliava e si alzava era segno che l’ora era passata e che la seduta era terminata. Chiunque possieda un animale domestico sà quanto la sua presenza sia significativa e insostituibile e quanto sia forte il legame che si instaura tra l’uomo e il cane nel corso del tempo. Gli animali vengono utilizzati per la cura di molte patologie, come l’autismo, i disturbi ansioso-depressivi, abuso di sostanze ed anche gravi deficit motori, è infatti riconosciuta a livello scientifico l’efficacia della Pet Therapy, la quale comprende l’utilizzo di diversi animali come i cani, i cavalli (riabilitazione equestre) gli asini (Onoterapia), i delfini, e molti altri.” Perché vengono utilizzati gli animali nella cura delle diverse malattie sia organiche sia mentali? “Perché l’animale funge da oggetto di appoggio per la persona, cioè da oggetto buono non giudicante il cui affetto è privo di qualsiasi ambivalenza, quindi per la persona diventa un oggetto di mediazione e di appoggio nei confronti del mondo esterno è un modo in cui la persona investe creativamente e positivamente. In psicoterapia si può affermare che durante il processo terapeutico può considerarsi un cambiamento positivo il fatto che il paziente affermi che voglia prendere un animale domestico, in quanto può rappresentare un investimento affettivo positivo sul mondo esterno, l’animale infatti rappresenta un oggetto transizionale d’appoggio alla persona e anche il farsi carico affettivamente ad esempio di un cane dimostra di voler prendersi la responsabilità che la cura di un animale comporta. Quindi ha due valenze, sia l’aspetto di appoggio di oggetto transazionale buono che non giudica, sia per il paziente implica una presa di responsabilità e un investimento affettivo creativo e positivo nei confronti del mondo esterno. Di contro spesso l’aggressività, la crudeltà e il maltrattamento la violenza agita contro gli animali potrebbero essere segni precoci della presenza di una psicopatia oppure di una psicopatologia psichica grave (tipo disturbo paranoideo) e può favorire la comparsa di un disturbo antisociale di personalità “.

Per chi ha condiviso la vita con un compagno peloso, queste anche se conferme scientifiche di ciò che accade quando ci lasciano foto_pegg5sono solo parole, perché solo chi ha l’empatia e la capacità di creare un’affinità elettiva con il proprio cane sa quanto la separazione dal proprio compagno sia lacerante e dolorosa. Quante volte affrontando in completa solitudine questa perdita vi hanno detto le fatidiche parole “MA TANTO ERA SOLO UN CANE”.

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