SULMONA – Udienza davanti al Gip del Tribunale di Sulmona, Marco Billi, per quattro dei trentanove dipendenti comunali (compresi i quidici che hanno ricevuto avviso di garanzia) indagati nell’ambito dell’inchiesta sull’assenteismo, per i quali la Procura ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale. I comunali, che fanno fatto opposizione, puntano sull’archiviazione perché il fatto non sussiste e non sulla lieve entità (131 bis), la formula chiesta dalla Procura al Gip per alcuni dipendenti. In particolare, tra le contestazioni, ci sarebbero la taratura delle telecamere della sede decentrata e le memorie difensive che riguardano i lavoratori della ex caserma Pace che hanno puntato tutto sul fatto che le assenze contestate non erano altro che spostamenti quotidiani necessari per raggiungere palazzo San Francesco, sede centrale del Comune. Spostamenti dovuti semplicemente a ragioni di servizio quindi, che non potevano essere segnalati, sempre secondo quanto sostenuto nelle memorie difensive, perché nel sistema marcatempo non era previsto un codice di riferimento che segnalasse le uscite per esigenze di lavoro. Codice che invece, il Comune ha provveduto ad individuare subito dopo l’esplosione del caso di assenteismo, dando in questo modo una mano ai dipendenti finiti nel mirino della Guardia di Finanza. Alcuni sono finito sotto inchiesta per un solo minuto di contestazione. L’inchiesta penale vede coinvolti altri sei dipendenti (fra i ventiquattro raggiunti da avviso di garanzia), che sono stati rinviati a giudizio dal Gup mentre per altri due, Marino Cagnone e Roberto Fonte, è arrivata la sentenza di non luogo a procedere. Ha patteggiato la pena di sei mesi e 20 giorni di reclusione e 240 euro di multa, Luminita Josub, dipendente di una cooperativa di servizi. All’inizio l’inchiesta della Guardia di Finanza contava complessivamente 48 indagati. Nei prossimi giorni il Gip si esprimerà su tutte le richieste di archiviazione. Il 26 novembre arriverà intanto il verdetto della Corte dei Conti per 18 dipendenti comunali, coinvolti nell’inchiesta contabile, chiamati a risarcire alle casse comunali circa 215 mila per danno all’immagine, 50.00 per danno da disservizio, 10.584 per indebita retribuzione, oltre a interessi, rivalutazione e spese di giustizia. Chiuso il filone disciplinare dell’inchiesta con i provvedimenti comminati dall’Upd: un licenziamento, sei sospensioni (da un massimo di sei mesi a un minimo di 8 giorni), 5 rimproveri verbali, una multa di 4 ore di retribuzione per altri otto dipendenti e 5 archiviazioni. Alcuni provvedimenti sono stati impugnati dai dipendenti perché, a loro dire, giudicati tardivi.
Andrea D’Aurelio