SULMONA – La vittima era stata massacrata di botte solo per il fatto di aver “negato†una sigaretta al suo aggressore mentre lui, S.P. 30 enne di Sulmona noto alle forze dell’ordine, era presente al momento del fatto ma aveva dichiarato alla Polizia un’altra versione, finendo sotto processo con l’accusa di favoreggiamento. Così questa mattina per il giovane è arrivata la sentenza del Tribunale di Sulmona che lo condanna ad un mese di reclusione. Secondo i magistrati S.P., avendo assistito alla commissione del delitto di lesioni personali  ai danni di un ragazzo minorenne all’epoca dei fatti, era stato sentito a sommarie informazioni negli uffici del Commissariato, affermando falsamente di non essere stato presente al momento dell’aggressione, aiutando l’autore del reato, ad eludere le investigazioni ad opera degli inquirenti. Una versione, quella dell’imputato , che non aveva convinto la Squadra Anticrimine del Commissariato di Sulmona, coordinata dall’ispettore superiore Daniele L’Erario, che indagò su quella delicata vicenda, assicurando alla giustizia sia l’autore della brutale aggressione che il 30 enne, accusato di favoreggiamento, oggi condannato dal Tribunale a trenta giorni di reclusione. L’episodio in questione balzò alle cronache il 21 settembre 2016 quando un giovane del posto venne picchiato in modo violento da un 24 enne, per una sigaretta negata, nel parcheggio di Santa Chiara. Due pugni forti in volto, il sangue e la corsa in ospedale, che cominciò solo il giorno successivo, per la paura delle minacce. Da quella violenta aggressione la vittima riportò cinquanta giorni di prognosi e dovette subire un delicatissimo intervento chirurgico al reparto maxillo-facciale dell’ospedale aquilano. L’autore del fatto, M.F. di 24 anni, è stato condannato a giugno 2017 a due anni di reclusione per lesioni aggravate, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno.
Andrea D’Aurelio