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È arrivata in Italia anche la variante Sudafricana del virus SarsCoV2. Il caso è stato riscontrato in un uomo rientrato nei giorni scorsi da un Paese africano all’aeroporto di Malpensa e la segnalazione è arrivata dall’ospedale di Varese, dove la prima identificazione è avvenuta nel Laboratorio di Microbiologia dello stesso ospedale. Ora si attende la conferma dalle analisi in corso presso l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e, se questa dovesse arrivare, vorrà dire che nel nostro Paese sono ormai presenti tutte e tre le principali varianti del virus responsabili della pandemia di Covid-19. La sfida adesso è riuscire a identificarle e gli strumenti migliori per farlo sono innanzitutto i test molecolari e il sequenziamento genetico. I test rapidi, che ormai sono la maggior parte dei test eseguiti in Italia, non riescono però a riconoscere le varianti. Isolata in Sudafrica nel dicembre scorso, la variante sudafricana ha cominciato a diffondersi rapidamente, tanto che a fine gennaio aveva raggiunto ben 31 Paesi. È indicata con la sigla B.1.351 (ma è nota anche come 20H/501Y.V2), è stata la seconda variante a essere identificata dopo quella inglese ed è emersa in modo indipendente da quest’ultima, con la quale ha comunque in comune alcune mutazioni. La variante Brasiliana è stata la terza ad affacciarsi sulla scena e in Italia è stata isolata a fine gennaio, anche questa a Varese e poi in Abruzzo. Per controllarne la circolazione servono sia un tracciamento efficiente con i tamponi molecolari, sia un robusto programma di sequenziamento. Attualmente, però, in Italia la segnalazione dei nuovi casi si basa in buona parte sui tamponi antigenici rapidi, ma questi ultimi “riconoscono il virus nativo e non ci sono al momento dati disponibili per verificare se siano in grado di riconoscere la proteina S modificata delle varianti”.

Intanto, il governatore Marsilio, a conclusione della videoconferenza sull’aggiornamento del piano vaccini, ha dichiarato: “La Conferenza delle Regioni ha accolto la mia richiesta di mettere all’ordine del giorno il tema di come sostenere da parte delle Regioni lo sviluppo del vaccino italiano. Posizione poi rappresentata dal presidente Bonaccini al commissario Arcuri e al Governo nel corso della successiva riunione dedicata all’aggiornamento del piano vaccini. Il commissario Arcuri ha apprezzato la proposta – ha aggiunto Marsilio – ritenendo utile il coinvolgimento delle Regioni per velocizzare e anticipare l’inizio della produzione, riservandosi di inviare entro la giornata di domani una relazione dettagliata alle Regioni stesse, relazione che approfondiremo nella prossima seduta. Sono molto soddisfatto del fatto – ha concluso – che tutte le Regioni abbiano condiviso la mia richiesta volta a sostenere lo sviluppo del vaccino italiano, seguendo la strada già tracciata dalla Regione Lazio che ha avviato con un proprio contributo la prima fase della sperimentazione”

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