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Si è chiusa con 14 morti e 48 feriti la stagione di caccia 2020-2021 terminata il 30 gennaio scorso, secondo quanto pubblicato dall’Associazione vittime della caccia-Avc sul proprio sito on line (“www.vittimedellacaccia.org”) dove si rileva anche che è stata riscontrata “una valanga di illeciti, reati, crimini, crudeltà“. L’associazione precisa che in ambito venatorio ci sono stati 9 morti e 41 feriti, che sono stati in totale 10 i cacciatori morti e 33 quelli feriti mentre fra la cosiddetta “gente comune” – quindi al di fuori dell’ambito della caccia – sono morte 4 persone e 5 sono rimaste ferite. “Mai come in questa stagione – osserva l’Avc – la Regione Toscana si è distinta per un risultato negativo così impressionante, con ben 11 persone impallinate (3 morti e 8 feriti), incontrastata vincitrice, ha battuto tutti sia per feriti che per morti”. Con 5 vittime (tra morti e feriti) seguono Abruzzo, Sardegna e Sicilia. L’associazione vittime della caccia sottolinea che “rimane sempre il picco di età dai 50 ai 70 anni come fascia maggiormente interessata da soggetti responsabili di vari illeciti/reati/crimini, sia in ambito venatorio che in ambito extravenatorio”. Alla luce di questi risultati, l’Ente Nazionale Protezione Animali chiede al Governo “di non rinviare l’adeguamento dei massimali delle assicurazioni per l’attività venatoria e di vigilare sull’applicazione della legge 157 del 1992, articolo 12. Che la caccia sia pericolosa, non solo per chi la pratica ma anche per chi si trovi casualmente coinvolto, lo dicono i dati che ogni anno assomigliano sempre più a un bollettino di guerra”. Lo scorso dicembre, ricorda l’Enpa, “il Governo, nella persona del ministro delle Politiche Agricole, ha emanato un decreto relativo all’adeguamento dei massimali delle assicurazioni. Una misura che si riferisce alle coperture assicurative della responsabilità civile e agli infortuni, prevista dalla legge quadro. Chiediamo dunque al Governo di vigilare. Dopo le gravissime decisioni delle regioni in tempo di Covid, che hanno concesso lo spostamento tra comuni a chi praticava la caccia al cinghiale, ogni altro segnale di favoritismo verso il mondo venatorio sarebbe un’offesa per tutti i cittadini”.

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