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SULMONA – Si sarebbe recato sul posto di lavoro con i sintomi riconducibili al Covid e, come se non bastasse, si sarebbe riunito anche a cena con alcune persone. A un anno esatto dall’inizio della pandemia e in un momento che fa registrare un nuovo incremento dei contagi sulla provincia dell’Aquila, c’è ancora chi sottovaluta il rischio del contagio da Coronavirus. E’ il caso di un sulmonese che nei giorni scorsi si è dovuto sottoporre al tampone per via del tracciamento che ha interessato il suo ambiente di lavoro.  A denunciare il fatto è un suo congiunto, preoccupato per i risvolti della vicenda, alla luce della reticenza del soggetto in questione che avrebbe omesso di comunicare  alcuni luoghi frequentati nonchè alcuni contatti che avrebbe avuto negli ultimi giorni. “Siamo disperati e non sappiamo cosa fare. Per questo abbiamo deciso di rendere pubblica, nei limiti del possibile,  la vicenda. Perchè non c’è verso di far ragionare certe persone”- scrive il congiunto. Nel frattempo il sulmonese avrebbe manifestato altri sintomi e, nonostante l’invito dei familiari più stretti, non avrebbe intenzione alcuna di chiedere le cure ospedaliere. In famiglia è risultata positiva anche la moglie mentre nell’ambiente di lavoro altri due colleghi. Un caso che merita di essere trattato con equilibrio e correttezza. Come gli altri d’altronde. Ma può assurgere anche agli onori delle cronache per convincerci, una volta per tutte, che l’attenzione non si può abbassare, soprattutto alla vigilia della Pasqua, terreno fertile per movimenti e spostamenti. Dopo un anno tutti siamo stanchi e sfiniti di regole e misure. Ma la parole d’ordine resta responsabilità.

Andrea D’Aurelio

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