Avrebbe tentato di fracassarsi la testa contro la porta in ferro del bagno stasera il detenuto che in questi giorni sta destabilizzando l’ambiente all’interno del carcere di Sulmona. Ci sarebbe risuscito se non fossero accorsi prontamente gli agenti di servizio che gli hanno praticamente salvato la vita, per la seconda volta nel giro di pochi giorni, fermandolo in tempo e soccorrendolo quando sembrerebbe fosse già barcollante e riverso in una pozza di sangue. Dopo il presunto cocktail di farmaci che lo hanno portato dritto al pronto soccorso, questa volta ad accompagnare il gesto autolesionistico che gli ha procurato un vistoso e sanguinoso ematoma frontale sarebbe stata la decisione di dare energiche testate contro un pericoloso supporto in ferro. “Un presidio che con l’evento di oggi ha certificato il suo totale fallimento visto che la presenza di un solo psichiatra e per di più presente per poche ore la settimana rappresenta un elemento totalmente insufficiente per giustificare l’assegnazione di questi soggetti in un carcere totalmente impreparato alla loro gestione”- afferma Nardella sollecitando la convenzione con l’unico psichiatra presente salvo eventualmente ristabilirla in attesa di una revisione totale delle unità psichiatriche carcerarie non scartando l’ipotesi riapertura degli ospedali psichiatrici.