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“Se la salute me lo permette, farò tutto il possibile per andare a votare, visto il sacrificio delle donne per conquistare questo diritto”. Nel clima delle imminenti elezioni regionali, la voce di Giuseppina Patriarca, la donna più longeva d’Abruzzo, risuona con una forza singolare. Le sue parole rappresentano un richiamo tangibile all’importanza della partecipazione politica e al valore del voto, soprattutto in un momento storico, in cui il ruolo delle donne nella società viene celebrato e riconosciuto con particolare enfasi. La Festa della Donna, celebrata ogni 8 marzo, non è solo un’occasione per festeggiare i successi e le conquiste delle donne nel corso della storia, ma anche per riflettere sulle sfide ancora presenti e sulle strade da percorrere verso l’uguaglianza di genere. In questo contesto, le elezioni regionali diventano un momento cruciale per la partecipazione delle donne alla vita politica e per la promozione di una società più inclusiva e equa. La figura della donna, come madre e come guida, emerge nel discorso di Giuseppina Patriarca. “La donna deve essere mamma prima di tutto, far parlare il cuore. Ma deve avere un carattere fermo”, afferma con saggezza. Questa dualità, tra dolcezza e determinazione, rappresenta il nucleo fondamentale dell’essere donna: capaci di accogliere e nutrire, ma anche di lottare e difendere i propri diritti e quelli delle generazioni future. Tra le mani nonna Giusy, che nelle faccende di casa viene aiutata da Bruna, nonna sitter, stringe una mimosa, simbolo della giornata internazionale dell’8 marzo.Giuseppina Patriarca è nata a Montorio al Vomano, in provincia di Teramo, il 6 novembre 1915. Fin da bambina, in verità, è vissuta nel capoluogo abruzzese dove ha abitato fino al terremoto del 6 aprile 2009: l’appartamento pesantemente lesionato l’ha vista trasferirsi a Sulmona, nella città ovidiana, dove una nipote le ha messo a disposizione un alloggio. Nel frattempo era rimasta vedova del marito Di Gregorio, senza figli. Lei, però, continua a sentirsi aquilana a tutti gli effetti. Per 41 anni ha insegnato nella prestigiosa scuola primaria del convitto nazionale dell’Aquila. Credente e devota, aveva stretto la mano a papa Francesco nell’estate del 2022 in occasione della perdonanza celestiniana. Felicissima quando un ex alunno la va a trovare. Secondo nonna Giusy, è proprio la scuola che deve educare alla cultura del rispetto della donna. “E’ importantissimo questo aspetto ”- incalza l’arzilla nonnina- “nella scuola si conosce il bambino, si vede la tendenza dello scolaro. I bambini sono come i fiori. Se li curi danno profumo altrimenti si seccano”. Poi l’appello alle donne e la reprimenda agli uomini violenti. Giuseppina Patriarca è nata a Montorio al Vomano, in provincia di Teramo, il 6 novembre 1915. Fin da bambina, in verità, è vissuta nel capoluogo abruzzese dove ha abitato fino al terremoto del 6 aprile 2009: l’appartamento pesantemente lesionato l’ha vista trasferirsi a Sulmona, nella città ovidiana, dove una nipote le ha messo a disposizione un alloggio. Nel frattempo era rimasta vedova del marito Di Gregorio, senza figli. Lei, però, continua a sentirsi aquilana a tutti gli effetti. Per 41 anni ha insegnato nella prestigiosa scuola primaria del convitto nazionale dell’Aquila. Credente e devota, aveva stretto la mano a papa Francesco nell’estate del 2022 in occasione della perdonanza celestiniana. Felicissima quando un ex alunno la va a trovare. Secondo nonna Giusy, è proprio la scuola che deve educare alla cultura del rispetto della donna. “E’ importantissimo questo aspetto ”- incalza l’arzilla nonnina- “nella scuola si conosce il bambino, si vede la tendenza dello scolaro. I bambini sono come i fiori. Se li curi danno profumo altrimenti si seccano”.

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