E’ stata rinviata al 9 giugno, l’udienza davanti al Gup del Tribunale dell’Aquila chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio chiesto dalla Procura della Repubblica dell’Aquila (nella persona del procuratore capo Michele Renzo) per l’imprenditore Carlo Toto, patron dell’omonimo gruppo che controlla Strada dei Parchi, concessionaria delle autostrade laziali e abruzzesi A24 e A25. A far slittare nuovamente l’udienza, il legittimo impedimento dello stesso patron, ricoverato per Covid al San Raffaele di Milano. A rischiare il processo insieme a lui, Gianfranco Rapposelli, (amministratore delegato Infraengineering), Igino Lai (direttore generale di esercizio di Strada dei Parchi) e Cesare Ramadori (amministratore delegato di Strada dei Parchi). Nella vicenda si sono costituito parte civile, il Ministero dei Trasporti, l’Anas, l’Associazione Codici Abruzzo, la Federconsumatori e l’Associazione italiana vittime della strada. Costoro a vario titolo secondo le indagini portate avanti con grande spirito di abnegazione dai carabinieri del comando provinciale dell’Aquila, sono accusati di inadempimento di contratti dei pubbliche forniture, frode nelle pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti. E proprio sulla presunta frode, dito puntato da parte degli investigatori su Rapposelli nella sua qualità di amministratore delegato della società Infraengineering Srl (società secondo l’accusa azienda in-house a Strada dei Parchi) i cui rapporti, nonostante le evidenze dei difetti rilevati “anche con grado massimo della scala”, negavano inspiegabilmente la necessità di interventi, arrivando pertanto ad occultare l’inadempimento (a partire dal 2009) di Strada dei Parchi Spa rispetto agli obblighi assunti da contratto. Sempre secondo l’accusa su taluni viadotti allo scopo di celare i presunti inadempimenti sulla la manutenzione ordinaria e comunque per poterli eseguire, sarebbero stati utilizzati fondi pubblici stanziati per l’urgente messa in sicurezza antisismica, anziché stanziare fondi propri. Per far ciò i quattro indagati (a vario titolo) avrebbero presentato al Genio Civile e al Ministero delle Infrastrutture una progettazione esecutiva e consuntivi di lavori eseguiti che solo formalmente venivano ricondotti alla messa in sicurezza sismica ma che nella realtà consistevano nel semplice compimento di alcune operazioni di manutenzione ordinaria tese al ripristino di alcune parti delle opere. Allo scopo di contenere gli oneri finanziari sulla manutenzione ordinaria (fatta passare per adeguamento sismico) Rapposelli attraverso la società Infraengineering (ed i suoi tecnici), avrebbe indicato negli elaborati riguardanti i coefficienti di sicurezza che gli materiali costruttivi fossero a posto, particolare che sarebbe stato invece contrastato dai consulenti della Procura.