A stupire non è la decisione – siamo purtroppo abituati ai deliri del centrodestra a guida Marsilio – ma la superficialità alla base della stessa. Pensare di risolvere un problema complesso con il ricorso all’abbattimento massiccio dei cervi è ulteriore sintomo dell’incapacità di chi guida la Regione di affrontare i problemi dei nostri territori e affrontarli con serietà e per tempo. Questa decisione è in linea con la strana concezione della tutela dell’ambiente e delle biodiversità che caratterizza il centrodestra regionale, come dimostrato da ultimo con il tentativo di eliminare la riserva del Borsacchio. Mancano di visione strategica e di pianificazione, si prodigano in annunci a tutto campo sui media e alla fine, di fronte a problemi concreti che hanno preferito sottovalutare e non tenere nella debita attenzione, si ritrovano ad improvvisare. In sintesi, a furia di spararla grossa sono giunti alla conclusione che l’unica soluzione sia, appunto, sparare. Oggi parlano di dati e monitoraggi che non lasciano spazio ad altre soluzioni se non a quella da loro immaginata e messa in delibera, ma riesce difficile pensare che proprio questi dati siano arrivati come un fulmine a ciel sereno sull’assessorato e sulle strutture competenti. I mezzi a disposizione, dal Piano faunistico a quello quinquennale sulla gestione dei cervidi, ci sono e sono operativi. Non si tratta quindi di vuoti normativi da colmare con soluzioni improvvisate ma di scelte politiche chiare che vanno in un’unica direzione. In altre parole, il tentativo di dare la responsabilità ai cervi perché si comportano da cervi è tipico di chi non ha alcuna consapevolezza delle dinamiche e delle problematiche del territorio che è chiamato a governare. La gente d’Abruzzo è storicamente e fieramente nota per la sua capacità di condividere il territorio con la fauna che lo abita, una convivenza che ha radici antiche e risponde a valori insiti nella popolazione abruzzese. Di questo non si è voluto tener conto e allo stesso modo, e con lo stesso metodo, non si è pensato alle ricadute che una decisione di tale portata rischia di avere sul turismo e sull’economia di intere zone e borghi, che proprio sull’attrattiva presenza dei cervi hanno basato buona parte della loro immagine e della loro rinnovata vitalità economica.
Era davvero questa l’unica soluzione? Noi del Movimento 5 Stelle consideriamo questa delibera sull’abbattimento di quasi 500 cervi per quello che è: l’ultimo delirio in ordine di tempo di una classe politica regionale palesemente inadeguata.
Così in una nota congiunta la senatrice Gabriella Di Girolamo, la consigliera regionale Erika Alessandrini e il capogruppo in Regione Abruzzo Francesco Taglieri.