SULMONA – Si è fatto seppellire sotto terra. Dentro la bara ha voluto solo un lenzuolo bianco, il crocifisso fra le mani e la foglia di ulivo ai piedi. E’ stato un addio accorato e silenzioso quello che la città di Sulmona ha dato oggi al grande artista Italo Picini, nella raccolta cerimonia che si è svolta presso il Cimitero prima della tumulazione, alla presenza dei nipoti Marco e Andreano Picini , degli altri familiari, del consigliere comunale Andrea Ramunno e di quanto lo hanno stimato soprattutto per la sua produzione artistico-culturale che ha portato il nome di Sulmona e della Valle Peligna oltre i confini nazionali. Il ricordo delle opere e della vita di Italo Picini è stato affidato a Cosimo Savastano, critico d’arte e affezionatissimo amico del grande maestro. Proprio Savastano insieme a Carlo Fabrizio Carli ha curato una produzione monografica sull’arte del compianto Picini che sarà presentata il prossimo 9 novembre presso Palazzo Mazzara, sede della Provincia dell’Aquila a Sulmona, il giorno in cui il maestro Picini avrebbe compiuto 96 anni. “Aveva deciso di mandarlo in stampa e ho fatto in tempo a consegnarli la bozzaâ€- racconta Savastano- fra la commozione e il silenzio di amici e parenti. “Italo avrebbe meritato molto di più visto che si è piazzato fra i maggiori pittori italiani. Non pochi personaggi di spicco passano per il suo laboratorioâ€- prosegue Savastano- che ha intrattenuto la piccola folla elencando aneddoti e particolari legati alla vita dell’artista. In chiosa al suo discorso Savastano ha sottolineato “l’arte religiosa presente nelle opere di Picini che non è stata troppo attenzionata dalla criticaâ€. Come direbbe Ignazio Silone: “Sono un cristiano senza Chiesa e un socialista senza partitoâ€. Terminato il discorso si è preceduto alla cruenta e silenziosa tumulazione accompagnata da lacrime e assordante silenzio. Numerosi i messaggi di cordoglio che sono arrivati dalle istituzioni, presenti nello spirito più che fisicamente, mentre già si comincia a parlare del volume monografico dedicato a Picini. Sarà un momento per renderlo ancora presente in mezzo la sua comunità perché i grandi, si sa, non si dimenticano mai. Ciao grande maestro.
Andrea D’Aurelio