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L’AQUILA – Sette anni di reclusione e pagamento delle spese processuali. E’ questa la pena richiesta dalla Procura Generale della Corte d’Appello dell’Aquila per un 32 enne, capo animatore originario di Palermo, finito alla sbarra con l’accusa di aver violentato una collaboratrice in un albergo di Pescasseroli, capoluogo del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. I fatti risalgono al 28 agosto 2019. In primo grado il giovane era stato assolto dal collegio del Tribunale di Sulmona ma la sentenza era stata impugnata dalla Procura nei termini di legge. I giudici aquilani hanno riaperto il caso e hanno deciso di risentire tutti i testimoni che avevano sfilato in Tribunale, vittima compresa. La ragazza si è presentata ieri davanti alla Corte, accompagnata dal suo legale,. Alessandro Scelli. “Ho subito violenza per tutta la notte”- ha riferito ai giudici, confermando le accuse. Secondo l’imputazione nel corso di una discussione al termine del turno lavorativo, dopo settimane in cui proponeva offerte amorose non corrisposte e poneva in essere comportamenti ritorsivi, approfittando anche della posizione di diretto superiore dello staff di animatori turistici, l’imputato avrebbe intrapreso una discussione con la giovane nella stanza riservata al personale, chiedendole un rapporto sessuale. Il secco rifiuto della sua sottoposto non lo avrebbe fatto desistere. La donna aveva raccontato di essere stata bloccata sul letto con la forza, costretta quindi a compiere e subire la prestazione sessuale. La ragazza finì all’ospedale di Avezzano che rilevò lacerazioni, attivando il percorso di protezione che portò alle indagini dei carabinieri e all’arresto del presunto autore. Oggi l’imputato tornerà alla sbarra con il suo legale difensore che cercherà di smontare il castello accusatorio come aveva fatto in primo grado, portando foto e conversazioni che avevano fatto emergere, a detta sua e dei giudici sulmonesi, alcune incongruenze.

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