SULMONA – Le fratture politiche e finanziarie sono evidenti come pure il “botto” di fine anno con la bocciatura del bilancio previsionale. Ma sulla sfiducia è tutto da rifare. Va riconvocata l’assemblea dei soci del Cogesa per esaminare la proposta di revoca per giusta causa del Consiglio d’amministrazione e la contestuale nomina di un amministratore unico a tempo. Dalla verifiche svolte sulla validità dell’assemblea, è emerso che i sindaci presenti al momento del voto avrebbero dovuto raggiungere almeno il 51 per cento del capitale sociale della società partecipata, come previsto dall’articolo 14 dello statuto di Cogesa. L’assemblea ordinaria si stava infatti tenendo in seconda convocazione. Con le 466 quote societarie di Sulmona, Pratola Peligna, Pettorano sul Gizio, Acciano, Pacentro, Cansano, Pescocostanzo, Vittorito e Tornimparte, si è raggiunti il 38,83 per cento. Ne consegue che la revoca di fatto non è valida in assenza del quorum richiesto. Il Cda, che ha ribadito la sua disponibilità a farsi da parte a gennaio, resta al momento in carica e provvederà a riconvocare l’assemblea. “Non abbiamo fatto ostruzionismo ma il quorum era inferiore a nostro avviso. Ci siamo riservati di fare le opportune verifiche e nei prossimi giorni provvederemo in autotutela, come annunciato ai sindaci rimasti in assemblea”- ha affermato il Presidente, Nicola Guerra, che aveva opzionato anche riserve e possibili ricorsi nel merito della giusta causa. Sette ore di maratona che hanno comunque fatto emergere delle fratture e anche una nuova geografia politica del Cogesa: il centrodestra resiste, l’assenza dei civici rimarca l’indispensabilità della loro presenza per le operazioni e all’asse Pratola-Pacentro si aggiunge Sulmona con il suo peso. Un clima non proprio sereno legato soprattutto allo stato di crisi dichiarato, inteso dai più come tradimento politico per non aver attuato i provvedimenti volti a prevenire la crisi stessa e per non aver elaborato il piano di risanamento aziendale. Un “cinepanettone” in altri termini dal momento che la risoluzione della crisi prevede ora proprio un piano di rientro. Nelle ultime ore si è aggiunto il problema dei tagli al servizio di raccolta con il vetro che dovrà essere trattenuto in casa per un mese e il secco per quindici giorni. Non proprio una bella “fine”. La speranza è che il principio, ovvero il nuovo anno, sia più sereno e virtuoso.