SULMONA – “Non è stata una sentenza simbolica”. A dichiararlo è l’avvocato, Vincenzo Colaiacovo, che ha assistito l’anziana di Vittorito, persona offesa nel processo della sottrazione del bancomat che ha portato alla condanna in secondo grado della badante sulmonese. “La Corte d’Appello, alla quale, insieme alla parte civile, si era rivolta anche la Procura Generale dell’Aquila per la riforma della sentenza di assoluzione di primo grado, ha accertato la fondatezza delle accuse ed ha emesso il dispositivo entro i termini di prescrizione. Pertanto, seppure l’imputata proporrà ricorso alla Corte di Cassazione ed i giudici di legittimità si pronunceranno in un futuro vicino o lontano, è alla data della pronuncia di secondo grado che si faranno risalire gli effetti della decisione nel caso nel quale il ricorso sarà ritenuto inammissibile; e la condanna passerà in giudicato. Meno che meno la sentenza è “simbolica” sotto il profilo civilistico, perché la dichiarazione di prescrizione tiene salvi gli effetti per il risarcimento dei danni di tutti i reati, compresi quelli ritenuti prescritti, onde l’imputata già adesso deve restituire gli oltre 30.000,00 euro sottratti e deve pagare le spese del primo e del secondo grado (la sentenza penale di secondo grado è esecutiva per le statuizioni civili)”- precisa Colaiacovo secondo il quale bisogna intendersi sul significato di “condanna simbolica”.