SULMONA – L’accusa era quella di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale con l’aggravante della minaccia dopo aver allocato la merce al di là dello spazio consentito dalla planimetria del mercato comunale. Ma per un ambulante di Rivisondoli, Gennaro Belfiore, l’altro giorno è arrivata la sentenza di assoluzione con formula piena, pronunciata dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Marco Billi. Il fatto non sussiste. Tutto ha inizio qualche anno fa quando nel mercato di Rivisondoli scattarono i controlli da parte della Polizia Locale e uno degli agenti preposti al servizio contestò all’esercente ambulante di essersi allargato con il suo banco ben oltre lo spazio consentito. L’uomo aveva occupato lo stallo successivo e metà di quello attiguo. L’agente a quel punto invita l’ambulante a contenere la merce all’interno del suo stallo o, in subordine, a pagare la somma aggiuntiva derivante dall’occupazione di un stallo e mezzo oltre quello spettante per legge. Diversamente, l’agente, si sarebbe ritrovato costretto a comminare la sanzione amministrativa. Tanto è bastato per incassare la secca risposta dell’esercente. “Scostumato”- aveva esordito Belfiore- “se non te ne vai ti prendo una mazza e te la chiavo in testa. Sei l’unico che rompe. Fammi il verbale e poi ti faccio vedere io”. Una dichiarazione decisamente di “colore” che innesca il diverbio. Un altro agente che era in servizio si frappone fra i due mentre gli altri ambulanti hanno richiesto l’intervento dei Carabinieri della compagnia di Pescocostanzo che si recarono sul posto per i rilievi di rito. Inizia il processo e nel corso del dibattimento il Pm e la parte civile, costituitasi con l’avvocato del foro di Castel Di Sangro Pietro Savastano, citano come test il maresciallo che aveva eseguito l’intervento e i due vigili urbani, fra i quali la parte offesa. La difesa invece, rappresentata in giudizio dall’avvocato Luigi Toppeta del foro di Lanciano, chiama a testimoniare uno degli ambulanti che si trovava al mercato al momento del fatto e la moglie dell’imputato. Il primo racconta l’atteggiamento sopra le righe del vigile verso l’ambulante mentre la signora conferma che la merce era stata si allocata oltre lo stallo consentito ma solo perché era bagnata e perché, quello spazio, non era occupato. La consorte dell’ambulante ha riferito altresì al giudice, che l’agente di Polizia Locale, nel corso del controllo, avrebbe afferrato la merce di proprietà dell’esercente gettandola nello spazio inizialmente assegnato. Una versione che non coincide con il racconto reso dal collega del vigile che aveva pure negato che la merce era bagnata ma era pronta per essere venduta. Il Pm aveva chiesto l’assoluzione per il capo d’imputazione di oltraggio mentre, per la resistenza con l’aggravante della minaccia, la condanna a quindici giorni di reclusione. La parte civile, ritenendo che “l’assoluzione avrebbe scoraggiato le forze dell’ordine all’esercizio del loro dovere” ha chiesto la condanna con il risarcimento pari a 5 mila euro. Nulla di tutto questo per il giudice Billi che ha assolto l’imputato perché il fatto non sussiste. Al mercato di Rivisondoli non ci fu né oltraggio e né resistenza. Andrea D’Aurelio