SULMONA – Manca la querela e il processo non può andare avanti. La Corte d’Appello dell’Aquila ha prosciolto nella giornata di ieri, con sentenza di non doversi procedere, un 30 enne di Sulmona già noto alle forze dell’ordine, G.S., per le presunte lesioni che avrebbe cagionato alla sua ex. I giudici aquilani hanno recepito l’istanza dell’avvocato difensore, Silvia Iafolla, rilevando il difetto di procedibilità per assenza di querela. La riforma Cartabia ha quindi scagionato il giovane dalle accuse mosse a suo carico. In primo grado era stato condannato a sette mesi di reclusione. I fatti risalgono al 1 luglio 2017. Stando al quadro accusatorio il 30 enne avrebbe aggredito e colpito ripetutamente l’ex ragazza, cagionandole lesioni giudicate guaribili in 25 giorni, ovvero ecchimosi multiple del collo e degli arti, con l’aggravante di aver commesso il fatto nel periodo in cui era sottoposto alla detenzione domiciliare. La giovane, in seguito all’aggressione, dichiarò ai Carabinieri della stazione di Pratola Peligna che le lesioni le erano state cagionate da una ragazza probabilmente sudamericana, finendo sotto processo per favoreggiamento, per aver aiutato il suo presunto aggressore ad eludere le indagini. Dagli accertamenti investigativi venne fuori che il 30 enne si giustificò con la mamma della sua ex, inviando una serie di sms, in riferimento all’accaduto. Una versione completamente diversa quella fornita dalla difesa secondo la quale non ci sarebbe stata alcuna aggressione né sms (nessun accertamento investigativo è stato fatto al riguardo), tenendo conto che la donna si sarebbe fatta refertare in ospedale a distanza di 14 giorni dai fatti. Inoltre, stando sempre alla tesi difensiva, quel giorno il giovane si trovava dietro le sbarre e non avrebbe potuto raggiungere la sua ex per aggredirla. Tuttavia i giudici aquilani non sono tornati nel merito della vicenda poichè, mancando la querela, non si è potuto procedere nei confronti del 30 enne che se l’è cavata con una sentenza di proscioglimento. La sua ex invece era stata assolta in primo grado dal favoreggiamento a seguito della confessione sofferta ma volontaria e cosciente come la definì la difesa della giovane. Una storia d’amore finita da un pezzo che ora, anche per la giustizia, si può definitivamente archiviare.