SULMONA – Una serata passata insieme a ridere, bere e scherzare. Poi il “colpo” improvviso, una rapina aggravata ai danni dell’amico mentre rientrava nella sua abitazione. Per quell’episodio, che risale ormai a dieci anni fa, si è tornati al punto di partenza, almeno per uno dei due imputati, C.M., 48 enne di etnia rom, “ricondannato” oggi dal collegio giudicante del Tribunale di Sulmona alla pena di quattro anni e sei mesi di reclusione, al pagamento di una multa di 1300 euro nonché delle spese processuali. È scattata anche l’interdizione dai pubblici uffici. L’uomo, assieme all’altro autore della rapina B.S., era stato condannato nei primi due gradi di giudizio, vista la solidità del castello probatorio. La sorpresa era arrivata in Cassazione. La Corte, recependo l’istanza degli avvocati difensori, aveva annullato con rinvio le sentenze emesse, senza entrate nel merito dell’impugnazione. Sostanzialmente il 48 enne nel corso del processo di primo grado davanti al Tribunale di Sulmona non era stato tradotto, in quanto detenuto, durante la fase di escussione dei testi e della discussione. Per questo la Cassazione aveva annullato tutti i dispositivi emessi e aveva rimandato gli atti al Palazzo di Giustizia di piazza Capograssi. Oggi il processo è ripartito da capo e davanti al giudice è dovuta tornare pure la persona offesa, accompagnata dalla Polizia. I fatti risalgono alla notte del 20 agosto 2013 quando i due rubarono una collana d’oro, il cui valore si aggirava intorno ai 3.500 euro, a un 51 enne di Sulmona, noto alle forze dell’ordine, con cui avevano trascorso la serata in un locale di via Avezzano. Prima avevano bevuto insieme alla vittima per poi seguirlo e strappargli la collana nel buio dell’androne della sua abitazione dopo averlo riempito di botte a tal punto da farlo finire in ospedale. Sia la vittima che gli aggressori erano stati anche ripresi dalle telecamere del sistema di sicurezza del locale dove i tre avevano trascorso insieme la serata. Le indagini della Squadra Anticrimine del Commissariato Ps di Sulmona, guidata all’epoca dei fatti dal Sostituto Commissario Daniele L’Erario, avevano portato all’arresto degli autori e al deferimento di altre tre persone per aver minacciato la vittima con l’intento di fargli ritirare la denuncia. Gli autori dell’agguato furono identificati grazie alla ciabatta che uno dei due aveva lasciato per strada durante la fuga. E’ la stessa che compariva nei filmati della videosorveglianza. Un elemento di colpevolezza inconfutabile che portò all’arresto e alla condanna dei due imputati In aula è stato rivisto il filmato della rapina e, nonostante la ricostruzione pressocchè confusa del 51 enne, viste le sue condizioni psico-fisiche, il collegio ha confermato la sentenza di primo grado, recependo la richiesta del Sostituto Procuratore, Stefano Iafolla. Sentenza che sarà appellata dal difensore dell’imputato poiché, a suo dire, la vittima non avrebbe riconosciuto il suo assistito né avrebbe confermato l’esatta versione dei fatti, resa dieci anni fa.