SULMONA – Senza nome nè sepoltura da quattro mesi ma con una placca applicata in seguito ad un intervento chirurgico svolto poco prima della morte. Resta avvolto nel mistero il giallo di Castrovalva, frazione di Anversa degli Abruzzi, dove lo scorso 30 luglio è stato rinvenuto il cadavere di un uomo adulto, in avanzato stato di decomposizione, occultato in un sacco a pelo. Domani saranno quattro mesi esatti da quella tragica scoperta che ha sconvolto l’intera comunità. Le indagini dei Carabinieri della locale stazione, svolte con il supporto del Comando provinciale dell’Arma e sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore della Repubblica, Edoardo Mariotti, si starebbero concentrando sulla filiera dei nosocomi dal momento che l’uomo si sarebbe sottoposto nei mesi scorsi ad un intervento chirurgico agli arti. La placca applicata dai sanitari sta spingendo gli inquirenti a verificare dove è stata svolta l’operazione e su chi in modo tale da risalire all’identità del cadavere, ancora sconosciuta. Un’operazione complessa e non affatto facile poichè è come cercare Maria per Roma o l’ago in un pagliaio. Nel senso che il soggetto potrebbe aver effettuato l’intervento in un ospedale sito sul territorio regionale ma anche in Italia o in Europa, dal momento che in estate Castrovalva diventa anche meta turistica, zona di approdo per la vicinanza con il casello di Cocullo. Le indagini starebbero battendo comunque questa pista dal momento che l’analisi sui filmati dei caselli autostradali, sulle celle telefoniche, sui lavoratori over 60 e sulle denunce di scomparsa, sporte dentro e fuori l’Abruzzo, non avrebbero portato ad alcun riscontro. Da quattro mesi il cadavere è letteralmente parcheggiato nella cella frigorifera dell’ospedale di Chieti, senza la pietà della sepoltura. Il corpo fu rinvenuto avvolto in un sacco a pelo, rigorosamente chiuso e senza vestiti, da due escursionisti che stavano percorrendo il sentiero di Castrovalva, una decina di giorni dopo dalla data del decesso come accertò il medico legale, Pietro Falco, che si occupò dell’esame autoptico. Non sono stati rinvenuti segni di violenza. Per cui dall’ipotesi di omicidio si è passati a quella di occultamento di cadavere. Di certo la vittima non era un pregiudicato poichè le impronte ricavate con l’esame del dna non risultano schedate nel database delle forze dell’ordine. Il giallo di Castrovalva potrebbe quindi trasformarsi in un caso irrisolto, salvo nuovi sviluppi sul filone sanitario.