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Il 7 novembre è stata una giornata importante per il territorio del Gran Sasso, con il ripristino dell’ex Bivacco Lubrano, che è stato ripositato sul suo promontorio originario, a quota 1815 mt tra il Monte Prena e il Monte Camicia. Questa operazione logistica di rilevanza strategica è stata coordinata dall’Agenzia regionale di Protezione Civile dell’Abruzzo, con la collaborazione dell’Esercito Italiano, delle istituzioni locali e delle associazioni come “I Corridori del Cielo”, promotori dell’iniziativa.

La struttura, intitolata alla memoria di Piergiorgio Desiati, tecnico del Soccorso Alpino e Speleologico della Stazione dell’Aquila, è composta da un bivacco in metallo coibentato, progettato per resistere alle condizioni ambientali più dure. Il trasporto è stato affidato a un elicottero Chinook CH-47F del 1° Reggimento Aviazione dell’Esercito “Antares”, che ha effettuato il trasporto a alta quota, tipicamente impegnativo per i trasporti pesanti. Una volta arrivato sul sito, il bivacco è stato ancorato a una piattaforma in cemento armato precedentemente predisposta, assicurandone stabilità e resistenza alle intemperie.

Il direttore dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile, Mauro Casinghini, ha sottolineato l’importanza di questa operazione, evidenziando come l’unione fra enti pubblici, privati e le associazioni locali abbia portato a un risultato concreto: un nuovo punto di riferimento per coloro che frequentano le montagne del Gran Sasso. Il bivacco rappresenta un rifugio sicuro per alpinisti e appassionati, particolarmente importante per la zona orientale del Gran Sasso, che fino ad oggi era priva di un punto di emergenza.

Il progetto ha affrontato numerosi ostacoli tecnici, logistici e ambientali, ma grazie all’impegno di tutti i soggetti coinvolti, inclusa l’amministrazione comunale di Calascio, il risultato è stato raggiunto. Il Bivacco Lubrano risponde a una necessità crescente, in seguito alla distruzione del rifugio Fonte Vetica a causa di un incendio nel settembre 2021, che aveva lasciato scoperta un’area vasta del Gran Sasso.

In chiave di tutela ambientale, il progetto ha privilegiato il riutilizzo del vecchio basamento e delle strutture in cemento già esistenti, minimizzando l’impatto sull’ambiente circostante. I materiali utilizzati sono stati scelti per la loro durabilità e resistenza alle condizioni atmosferiche estremamente rigide della zona. Questo intervento rappresenta una risposta concreta alle esigenze di sicurezza e accoglienza degli alpinisti e un segno di attenzione per il territorio montano dell’Abruzzo.

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