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CARMAGNOLA – Una borraccia di metallo. Un soprammobile di ceramica. Un quadro. Sono solo alcuni dei cinquanta oggetti che, secondo gli investigatori, il 39 enne di Carmagnola potrebbe aver usato come armi per massacrare moglie e figlio, ovvero la giovane di Roccacasale Teodora Casasanta e il piccolo Ludovico. Attrezzi che domattina il medico legale Roberto Testi dovrà confrontare con le ferite sui corpi della donna e del bambino per stabilire quali abbiano inferto le ferite mortali.  «Una violenza inaudita e disumana » continuano a ripetere investigatori e parenti della giovane vittima peligna, tra cui il vice sindaco di Roccacasale, Agostino De Simone, che nei mesi scorsi fece posizionare una panchina rossa al belvedere del paese. La donna era a letto, il piccolo ancora con i jeans addosso, sul pavimento. Ci sono segni di lotta nell’appartamento. Potrebbe essere passato molto tempo tra il momento dell’omicidio e il tentativo di suicidio dell’uomo che ha provato per tre volte a togliersi al vita. Intanto domani si svolgeranno le autopsie sui corpi delle vittime mentre si attende l’ordinanza del Gip del Tribunale di Asti all’esito dell’udienza di convalida per il 39 enne omicida. I carabinieri stanno passando al setaccio i suoi profili social per ricostruire la sua personalità e mettere in fila tutti i segnali che sarebbero arrivati nell’ultimo periodo. A settembre aveva perso il lavoro con un ristorante per cui faceva il rappresentante, aveva provato a riciclarsi on line nella vendita di vini. Poi la serie di post cancellati e la furia omicida, tutta in una notte, che è costata la vita alla giovane di Roccacasale e al suo bambino.

Andrea D’Aurelio

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