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SULMONA – Due mesi e otto giorni. Tanto ci è voluto per una 83 enne di Sulmona prima del tampone negativo che ha certificato, nella giornata di ieri, la guarigione formale dal Covid-19. L’emozione è ancora palpabile nell’abitazione della donna che era rientrata a casa alla vigilia della Pasqua dopo un lungo periodo di degenza ospedaliera, prima nella Medicina Covid dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila e poi nella lungodegenza di Tagliacozzo dove fu trasferita per la negativizzazione, una volta rientrata la soglia di allarme, a seguito della terapia specifica somministrata dai sanitari aquilani. Era il 5 febbraio quando l’anziana risultò positiva al tampone svolto dall’Usca. Poi il lungo percorso per la guarigione che cominciò, di lì a poco, con la diagnosi nel pre triage dell’ospedale di Sulmona. I medici scoprirono la classica polmonite da Covid con tanto di desaturazione. Un quadro clinico compromesso, per via delle patologie pregresse della donna, tant’è che fu deciso il trasferimento al San Salvatore. I valori sono rientrati man mano alla normalità dopo alcune settimane di terapia. Quell’ospedale era diventato la sua seconda casa. Si sentiva coccolata e assistita in pieno dalla struttura. I primi due tamponi di verifica diedero esito positivo e per l’anziana scattò il trasferimento a Tagliacozzo per la sola negativizzazione. Lì un altro tampone. Ancora positivo. I medici, vista la guarigione clinica, decisero di dimetterla presso il domicilio in condizioni di isolamento. Lei al piano di sotto e i suoi familiari sopra.  Un effetto emotivo devastante con il tampone negativo che sembrava non arrivare mai. Poi la telefonata del 13 aprile, di ieri, che finalmente ha chiuso la delicata vicenda. L’anziana è la “nonna speranza” che  si è fatta beffe di quel fatalismo dei commenti che derubricano i “nonni” ad un mero numero inevitabile, da far spallucce, in questa mattanza. Ma è finita anche nel “guinnes dei primati” di questa terza ondata con i tempi di negativizzazione finora più lunghi. Avanti a lei solo l’ultracentenaria di Pratola che ha dovuto attendere quattro mesi prima del tampone negativo per ovvie ragioni legate all’età. I “record” delle positività a lungo termine sono da rintracciare nella prima ondata quando, per guarire, servivano due tamponi negativi consecutivi. Il caso emblematico fu quello di un 57 enne di Castel Di Sangro che rimase in sorveglianza da marzo a giugno 2020. Stessa sorte per un 52 enne di Sulmona che chiuse la quarantena dopo tre mesi e ben undici tamponi. Non andò meglio a una 49 enne domiciliata in città. Anche lei positiva da aprile a giugno. Corsi e ricorsi storici. Tutte storie che presentano uno spaccato diverso della quotidianità che lasciano però un briciolo di speranza dopo un anno di pandemia e ci fanno sperare che la luce in fondo al tunnel alla fine arriverà. Si spera il prima possibile.

Andrea D’Aurelio

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