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SULMONA. Arriva l’altolà della Corte dei Conti per il consiglio d’amministrazione della Saca. I giudici contabili si sono espressi sulla scelta degli amministratori di nominare un organo collegiale anziché un amministratore unico. Scelta che, secondo la Corte dei Conti, non è proprio virtuosa sul piano erariale. “Gli elementi controdeduttivi forniti non appaiono, in vero, idonei a superare le criticità emerse in fase istruttoria – scrive la Corte dei Conti – non appaiono elementi sufficienti a giustificare la deroga al principio fissato dall’articolo 11, comma 2, del Tusp. Di contro, non ha pregio, al riguardo, il richiamo alla ‘rappresentatività dei soci’ (e pertanto dei relativi territori), in quanto la stessa appare essere assicurata, rectius dover essere assicurata, con i poteri di controllo sull’organo amministrativo, specie in riferimento ad una società in house”. “Non vi è alcun elemento a dimostrazione che un Cda costituito da tre membri sia effettivamente in grado di garantire in concreto un’adeguata rappresentatività territoriale’ – aggiungono i giudici contabili -, la quale, di per sé, trova nell’assemblea e non in un organo amministrativo collegiale (deputato alla gestione), la sua massima espressione”. L’argomento approderà in consiglio comunale il prossimo 5 novembre.

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