SULMONA – Sarà depositato martedì 19 dicembre il piano di risanamento e di ristrutturazione del Cogesa, la società partecipata che si occupa della gestione servizio rifiuti nel Centro Abruzzo. In queste ore gli esperti incaricati del risanamento aziendale, dopo l’apertura dello stato di crisi che risale ad un anno fa, stanno chiudendo le ultime intese con i fornitori. Il dato che spicca come indiscrezione e che appare significativo, soprattutto alla luce dello stato economico tutt’altro che roseo della partecipata, è la chiusura degli accordi di ristrutturazione con l’80 per cento dei fornitori e dei singoli creditori. Tali intese fanno parte dello strumento utilizzato per la gestione dello stato di crisi, alternativi al concordato preventivo. Il piano, che dovrà essere omologato, prevede tempi e modalità del risanamento aziendale ma anche la l’apertura di scenari di investimento sul fronte dell’informatizzazione. Inoltre Cogesa dovrà ripensare anche il paradigma della raccolta differenziata nonchè l’impiego degli operatori, tenendo conto dell’avvento del cassonetto digitale sempre più alle porte. Tuttavia, il prossimo 21 dicembre, andrà in assemblea il bilancio che si chiude con una perdita di esercizio di 1,8 milioni di euro. In quella circostanza i soci, che hanno già annunciato diffide per la governance, avranno probabilmente tra le mani il piano predisposto dagli advisor per fare i conti con le prospettive dell’azienda che nel frattempo perde i pezzi. E’ sempre più certo l’addio del comune di Pratola Peligna che il 28 dicembre, come anticipato, potrebbe dismettere la sua quota. Una proposta in tal senso, più difficile da attuare il visto il peso dell’ente, potrebbe arrivare anche per Sulmona. Certo è che l’unico soggetto in grado di rilevare le quote al momento è Asm, ovvero la città capoluogo. Una centralizzazione non da escludere e che farebbe riflettere dopo la battaglia sulle tariffe e sui conferimenti in discarica che continuano a creare problemi per la popolazione residente. Infine resta aperto il filone della Corte dei Conti che potrebbe trascinare in giudizio anche i comuni per il mancato esercizio del controllo sulla partecipata