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SULMONA – Da richiedente asilo a sulmonese di adozione è un attimo. Arriva dal Senegal ed è stato ospite del centro di accoglienza dell’Europa Park Hotel. Ha seguito il percorso di accoglienza e integrazione fino a trovare un lavoro. Con il suo sorriso dietro il bancone del bar di Marco Lucente ha conquistato la centralissima piazza Garibaldi. Mentre nella struttura dell’Europa Park Hotel i richiedenti asilo fanno le valigie per raggiungere la prossima destinazione, a balzare agli onori della cronaca è la storia di Ibrahima Diao. Anche lui faceva parte dei sessanta che hanno trovato vitto e alloggio in quel centro. Ma Ibra, così lo chiamano gli amici, non ha incrociato le braccia. Si è dato da fare, ha imparato la lingua italiana, ha ottenuto un contratto di lavoro e poi si è reso autonomo e indipendente. Ora ha trovato un alloggio nella zona di porta S. Antonio a Sulmona. Vive e lavora in città e butta il cuore oltre l’ostacolo. Come del resto fanno tutti. “In questi anni mi sono trovato benissimo a Sulmona e mi sento a casa”- racconta Ibra a Onda Tg mentre prepara gli stuzzichini per l’aperitivo e stringe la mano ai clienti. “Pago 350 euro di affitto, più le utenze e le tasse come tutti. E vivere qui certamente non è facile”- continua in preda alla commozione al solo pensiero che domani non rivedrà i compagni di viaggio dell’Europa Park Hotel. “Loro ora dovranno raggiungere un’altra destinazione e solo a pesarci mi viene da piangere”- conclude. La storia racconta uno spaccato di quotidianità che pure fa notizia in un momento dove, nell’immaginario collettivo, l’odio e l’intolleranza regnano sovrane. Se Ibra ha trovato un lavoro e si è “sistemato” è perché ha ricevuto gli strumenti giusti per un percorso di integrazione sociale ed economica. Se è vero che accogliere i richiedenti asilo significa tutelare in primis la loro dignità, questo è uno dei casi pilota. L’accoglienza, riguardo la storia di Ibra, ha funzionato.

Andrea D’Aurelio

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