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SULMONA. “Si prende atto che non si ravvisa nessuno stato di avanzamento delle procedure richieste, nonostante le continue interlocuzioni”. E’ un passaggio della lettera che Franco D’Amico, portavoce del comitato De Nino-Morandi, ha scritto al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, per alzare il livello dell’attenzione sui due istituti sulmonesi, chiusi dal 17 ottobre 2014, per i presunti lavori sbagliati post-sisma. L’inchiesta della procura della repubblica del capoluogo si era chiusa lo scorso anno con la sentenza di prescrizione per i sette imputati ma i sigilli, a distanza di dieci anni, non sono stati ancora tolti sull’edificio scolastico. Per questo il comitato si è rivolto al ministro e al Prefetto, Giancarlo Di Vincenzo, per chiedere un incontro urgente con le parti interessate. Il tutto a pochi giorni dalla manifestazione di protesta che è stata fissata per giovedì, dalle 10 alle 11, in via D’Andrea, dove si trova la sede storica dei ragionieri e geometri. “Non si ha notizia in merito all’avvenuto o meno dissequestro dell’immobile, né a tempi e modalità di esecuzione dei lavori che dovevano essere appaltati sin dal mese di marzo”- scrive D’Amico nella lettera. Il comitato, nei giorni scorsi, aveva fissato la protesta proprio in concomitanza con il decimo anniversario di chiusura della scuola. In 150 si recheranno davanti ai cancelli del De Nino-Morandi. D’Amico ha chiamato a raccolto ex alunni, ex docenti, commercianti e studenti. Tuttavia la manifestazione non è stata autorizzata dalla preside dell’istituto, Luigina D’Amico. Trattandosi di una protesta, la dirigenza scolastica non concederà formalmente il via libera agli studenti per saltare le ore di lezione e unirsi al sit-in di via D’Andrea. Per questo i 120 ragionieri e geometri potranno partecipare alla protesta in maniera autonoma, senza giustificazione o autorizzazione. Dopo otto anni di permanenza nell’Iti di Pratola Peligna, gli studenti sono rientrati in città a settembre 2022, nella sede alternativa di viale Mazzini. Lì resteranno almeno fino al 2026, come deciso dal presidente della Provincia, Angelo Caruso. Non si è ancora riusciti, dopo dieci anni, a bandire la gara d’appalto e far partire i lavori. Il problema riguarda alcune anomalie che sono emerse durante il passaggio di consegne tra il Provveditorato alle Opere Pubbliche e la Provincia. “Abbiamo affidato l’incarico per rivedere il progetto dal momento che si sono scoperte delle difformità”- ha annunciato la consigliera provinciale, Antonella La Gatta. Gli uffici provinciali avevano infatti riscontrato un errore nel progetto dal momento che i tecnici del Provveditorato avevano previsto la realizzazione della centrale termica e dell’ascensore sulla parte inagibile della scuola, dove al momento non sono previsti interventi. Andrea D’Aurelio

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