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SULMONA – “Piu’ che di ristori è giusto parlare di elemosina. Saltando infatti il governo Conte, è saltato anche il decreto ‘ristori quater’. Ci sono stati poi ulteriori slittamenti con il governo Draghi e quello che sembra adesso un ristoro io la chiamo elemosina”. Non usa giri di parole Alessandro Candido, proprietario e gestore del ‘Bar Medievale’ nella centralissima piazza Garibaldi a Sulmona . La tanto attesa ‘montagna’, ovvero un concreto sostegno economico a tutte quelle imprese, locali, bar e ristoranti su tutti, che hanno avuto gravissime perdite dalle chiusure e limitazioni per l’emergenza pandemica, ha di fatto partorito un topolino, con indennizzi davvero miseri. “Conti alla mano se uno ha una perdita di fatturato di duecentomila euro riceverà ottomila euro-aggiunge Candido-. Cosa ci fai? Se io dovessi prendere duemila euro di ristoro, dopo quattro-cinque mesi senza ricevere nulla, ed io pago mille euro di affitto, piu’le bollette, i fornitori e le spese di casa, che ci faccio? Io quindi non li chiamerei ristori ma elemosina, senza mezzi termini”

Qual è il messaggio che non è passato che ha portato al varo di questo decreto che non vede te e tanti altri scontenti?

“Io non riesco a spiegarmelo. C’è una illogicità che gira tutto intorno a questa pandemia perché a noi parlano di ristori che poi in realtà è elemosina, ci dicono che i soldi non ci sono ed invece dieci giorni fa è stato deciso l’aumento per gli impiegati pubblici di 107 euro a busta paga. Io ho avuto fiducia nella prima gestione della pandemia da parte del governo Conte ma da maggio in poi non giustifico piu’ nulla e non capisco piu’ nulla. Mi sembra un accanimento esagerato nei nostri confronti”

Si puo’ dire che con questi ristori di fatto non si tutela, anzi si ‘uccide’ la piccola-media impresa italiana?

“E’un dato di fatto reale. Noi stiamo morendo piano piano. C’è chi ha l’aiuto da parte di un genitore ma chi è solo sta morendo. I ristori adeguati, gli indennizzi che servivano, li hanno dati in altre parti d’Europa, non qui”

Se tu ti trovassi di fronte al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro dell’Economia Daniele Franco, cosa gli diresti?

“Gli direi che se in Italia bisogna fare tutti sacrifici, e noi penso che siamo l’unica che veramente li ha fatti, si incominciasse a decurtare qualche centinaia di euro agli statali. Non deve esserci una guerra fra poveri ma se c’è uno stato di emergenza mondiale bisogna partecipare tutti. Si iniziasse a mettere mano agli stipendi milionari, e a noi, se quantomeno non ci vuoi dare un ristoro adeguato, ci vengano eliminati i costi fissi. Non possiamo pagarle le tasse se non riusciamo a lavorare. Serve un blocco da questo punto di vista”

L’Abruzzo è una delle regioni che maggiormente ha sofferto delle restrizioni essendo stata l’ultima a fine dicembre 2020 ad entrare in zona rossa e che è rimasta zona arancione anche prima e dopo le festivita’ natalizie. Ti sei sentito abbandonato dalle istituzioni regionali e locali della tua zona?

“Sono stato abbandonato…Ho ricevuto un indennizzo da parte della regione con domanda fatta a maggio scorso e che avrei dovuto percepire ad agosto, ed invece ho ricevuto i soldi dieci giorni fa, con sette mesi di ritardo. Anche a livello sanitario c’è stato il presidente Marsilio qui a Sulmona per far visita al nosocomio dell’Annunziata: aveva promesso reparti e personale in piu’, e non è stato fatto nulla. Soprattutto la Valle Peligna, lo testimoniano anche alcuni articoli di giornale, è la zona dove i cittadini hanno ricevuto gli indennizzi con maggior ritardo. Ho partecipato ad una manifestazione attraverso un comitato dove è avvenuto anche un colloquio con alcuni dirigenti della regione Abruzzo ma loro quando gli chiedi le cose ti rispondono che non dipende da loro ma da Roma. Quindi c’è uno scaricabarile continuo ma noi non abbiamo visto nulla”

Tu fai parte da tempo dell’Associazione ‘Mio Italia’ e soprattutto se uno dei referenti principali di ‘Mio Italia-Abruzzo’. Perché hai fatto questa scelta? Te la senti di fare un appello a chi non si è ancora associato, a contattare te e gli altri referenti di ‘Mio Italia-Abruzzo’ per far sentire con piu’ forza la vostra voce?

“’Mio Italia’ è l’unico barlume di luce. Non è una questione di pandemia, si parla anche degli anni addietro. Gli statali pubblici sono tutelati dai sindacati, noi da nessuno. Chi ha creato questa associazione che ora si è anche confederata, lo ha fatto per tutelare i nostri diritti ed in questo stato di pandemia ha cercato di essere anche maggiormente lungimirante. Ci siamo uniti perché se non lo facciamo, non ci tutela nessuno. Io dico che è importante far parte di ‘Mio Italia-Abruzzo’ perché con tutte le altre associazioni, senza voler parlare male di qualcuno, ancora non si è ottenuto nulla. Questa è la prima associazione formata da gente del mestiere. Non ci sono vantaggi, non c’è politica, siamo un’associazione assolutamente a-politica. Il confronto con il governo ci vuole, impossibile evitarlo o ottenere qualcosa senza sedersi ad un tavolo di concertazione, anche se il piu’ delle volte siamo stati ignorati, e chi fa parte di ‘Mio Italia’ è tutta gente che si impegna per i propri diritti. Il costo per farne parte è irrisorio perché sono 51 euro l’anno, e stiamo cercando di creare dei rapporti e delle partnership per allargare la cerchia degli associati. Siamo diventati una grande famiglia: ho conosciuto prima attraverso i social e poi nelle manifestazioni, persone in tutta Italia disposte ad aiutare chi ti sta affianco, ovvero il proprio collega. Abbiamo anche ottenuto dei risultati perché siamo stati una delle poche associazioni a sedersi al tavolo col governo e ci stiamo impegnando tantissimo. Inutile scrivere sui social e lamentarsi, bisogna agire e fare un’unione in cui confrontarsi con gli altri per ottenere dei risultati. Inutile fare singoli comitati ed associazioni, bisogna farne una, nazionale, ‘Mio Italia’ è l’unica riconosciuta, quindi il mio appello specie qui in Abruzzo è entrarne a fare parte per cercare di ottenere qualcosa. Da che mondo è mondo l’unione fa la forza”. (Red)

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