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CASTEL DI SANGRO. Era finito sotto processo con l’accusa di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti ma è stato assolto per la particolare tenuità del fatto. Protagonista della vicenda è un 50enne originario di Napoli, residente a Castel di Sangro, affetto da un’importante distrofia muscolare che lo ha ridotto da tempo sulla sedia a rotelle. L’uomo, nel 2021, era stato sottoposto ad una perquisizione domiciliare dai carabinieri della locale compagnia, nel corso della quale gli avevano trovato undici piante di cannabis nella sua abitazione del capoluogo altosangrino. I militari erano intervenuti a seguito di una segnalazione. Ne era scaturita una denuncia all’autorità giudiziaria che lo ha fatto finire davanti al giudice del Tribunale di Sulmona, Concetta Buccini. La sostanza trovata in casa dai carabinieri è stata analizzata dai tecnici dell’Arta Abruzzo, i quali hanno accertato che dalle piantine, l’uomo poteva ricavare al massimo sette dosi giornaliere. Nel corso della perquisizione dei carabinieri non sono stati trovati bilancini di precisione, fertilizzanti o materiale per la coltivazione o il confezionamento la sostanza. Per questo l’avvocato difensore dell’uomo, Stefano Michelangelo, sta valutando il ricorso in appello per puntare ad un’assoluzione nel merito. Il 66enne è stato assolto per la lieve entità, a fronte di una richiesta di condanna del pm a sei mesi di reclusione. Secondo la difesa dell’imputato, l’uomo usava la cannabis per curarsi, anche se la diagnosi era “fai da te”, nel senso che non erano state seguite le procedure previste dalla legge per il riconoscimento della terapia. Tuttavia, sostiene sempre la difesa, la coltivazione non era industriale ma domestica, tenendo conto anche della scarsa quantità trovata in casa dai militari. In Valle Peligna c’è un precedente di uso di cannabis per le cure. E’ quello di Marco Di Paolo, morto nel 2021 a 53enne, dopo aver combattuto per il riconoscimento dell’uso terapeutico della marijuana. Originario di Cansano, viveva sulla sedia a rotelle e proprio per lenire le sue sofferenze, si era battuto perché la Asl fornisse gratuitamente marijuana a scopo terapeutico a chi, come lui, lottava contro il dolore. Nel 2010 arrivò l’ok dal Tribunale di Avezzano. Fu il primo provvedimento del genere in Italia.

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