Condanna della condanna e tanta solidarietà. È il collettivo AltreMenti ad intervenire sulla vicenda dell’ imbrattamento dei muri in centro storico, balzata alle cronache nei giorni scorsi “Abbiamo appreso soltanto qualche giorno fa la notizia della condanna dei due ragazzi identificati durante la manifestazione No Snam del 21 aprile 2018 a Sulmona. A seguito di un corteo assolutamente pacifico (vi aderirono amministratori e amministratrici locali e regionali, la curia, gruppi scout, il Parco della Majella, oltre che decine di gruppi organizzati, associazioni, comitati provenienti da tutta Italia) il corteo era giunto nella piazza principale per la parte conclusiva della giornata. Durante gli interventi dal palco, un cordone di polizia in assetto anti sommossa è entrato in piazza, creando scompiglio nel tentativo di portare via un ragazzo di forza per identificarlo. Date le modalità, gran parte delle persone presenti si è avvicinata per capire cosa stesse succedendo e se fosse il caso di identificare un ragazzo in quel modo, trascinandolo via di peso. Una signora di circa sessant’anni, avvicinatasi per placare gli animi, è stata spintonata dalla celere e scaraventata a terra. La situazione si è subito surriscaldata: in tanti e in tante abbiamo circondato la polizia per contenere quella che è apparsa come una provocazione ai danni di una manifestazione fino a quel momento svoltasi senza problemi. Una provocazione inutile, che avrebbe potuto provocare una carica ingiustificata e pericolosa per l’incolumità delle migliaia di persone, compresi molti bambini, presenti in piazza in quel momento, di cui come organizzatori ci sentivamo responsabili. Insieme a noi, davanti a quel cordone di celere, c’era anche Gigi, che come tutti/e cercava di contenere la situazione. Per questo e solo per questo Gigi è stato condannato”- fa notare Altre Menti che aggiunge: “come appreso dalla stampa, nel processo che ha recentemente visto imputati due ragazzi, quello identificato e – appunto – Gigi, quest’ultimo è stato accusato di resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. Come testimoniato a processo da un membro del collettivo AltreMenti, fisicamente presente in quel momento di piazza, Gigi non ha minacciato nessuno. Dieci mesi di reclusione per non aver materialmente fatto nulla! Ciò che appare chiaro, invece, è il tentativo da parte di alcuni di criminalizzare l’intera manifestazione e dividere le realtà che vi parteciparono, attraverso una narrazione faziosa, generalista e di parte. E questo non possiamo permetterlo. Oggi a Gigi va tutta la nostra solidarietà, confidando in un appello giudiziario in grado di ribaltare una sentenza ingiusta come quella che gli è stata addossata”.