SULMONA – Ha cominciato ad avere a che fare con cure ed ospedali alla sola età di venti anni, dopo la morte della madre. Ora Rossella, una donna di Sulmona, grazie alla terapia del dolore della Fondazione Isal, ha recuperato uno stile di vita sereno. La storia è pubblicata sul sito della Fondazione ed è una chiara dimostrazione di come il dolore cronico si può affrontare e curare. Con la giusta e adeguata terapia il sorriso può tornare a splendere sul volto di chi ha sofferto. “La mia storia risale a tanti anni fa, all’inizio del 1993, quando mia madre a soli 45 anni morì dopo undici mesi di malattia. Avevo appena vent’anni e subito mi sono messa al lavoro per la famiglia, mi sono tirata su le maniche e ho cercato di occuparmi di mio fratello e di mio padre. Era il settembre del 1995 quando ho avuto un malore, mi portarono in ospedale prima a Sulmona e poi a Teramo, dove mi operarono all’encefalo. Avevo un astrocitoma talamico”- racconta Rossella. Da lì si intrecciano una serie di vicende. Arrivano i figli, cominciano le sfide della vita. Il periodo più doloroso arriva nel 2014. Senza le terapie per Rossella c’è un tracollo, sono gli anni più duri, alla fine dell’estate del 2014 un cocktail di psicofarmaci e antidolorifici la porta in rianimazione. La svolta arriva proprio nell’incontro con la Fondazione Isal e con il suo Vice Presidente Gianvincenzo D’Andrea. “Quando andai da lui era il 23 Aprile del 2015, mi fece parlare a lungo e mi prescrisse i farmaci con cui iniziai la terapia del dolore. I primi giorni sono stati i più brutti della mia vita, in tutti i dolori della mia vita non ho mai sofferto tanto come in quei primi 19 giorni di terapia, il mio corpo doveva adattarsi ai nuovi farmaci ed è stato un incubo, non riuscivo a camminare”- racconta ancora Rossella. Il ventesimo giorno di terapia era l’11 maggio, quel giorno si inaugurava la Sede della Fondazione Isal di Sulmona, quel giorno si inaugura anche la nuova vita di Rossella. La terapia del dolore inizia a fare effetto, lei esce per la prima volta dopo mesi senza il busto che portava. «Mi sembrava di camminare a un metro da terra, non avevo più il dolore, ero felice»- conclude la donna.
Andrea D’Aurelio