SULMONA – Era arrivata in Valle Peligna da appena quattro anni ma, al momento della presentazione della domanda, aveva falsamente dichiarato di risiedere sul territorio nazionale da dieci anni, al fine di ottenere il beneficio concesso dalla legge. Per la “furbetta” del reddito di cittadinanza, A.C, è arrivata l’altro giorno la condanna a due anni di reclusione e al pagamento delle spese processuali. La donna è stata processata e condannata dal giudice del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, per il reato di percezione indebita di erogazioni dello Stato. La vicenda risale al 2021 quando, nel corso di un controllo, è venuto fuori che la donna aveva presentato la domanda al Caf per ottenere il reddito, depositando apposita documentazione. Da qui la contestazione della percezione indebita dal momento che i soggetti stranieri devono provare la residenza, quantomeno effettiva, da almeno dieci anni. Requisito che la donna non possedeva nonostante avesse firmato l’autocertificazione prevista dalla legge. Una vera e propria “furbata” secondo l’accusa poichè, nel frattempo, l’imputata ha percepito il beneficio senza averne titolo. Circa diecimila euro stando agli atti d’indagine. Da qui l’imputazione e la successiva condanna.