SULMONA – Un’organizzazione formata da cittadini albanesi dedita al traffico di sostanze stupefacenti come cocaina, eroina, hascisc e marijuana. La Procura della Repubblica di Sulmona ha chiesto il processo per cinque persone finite sotto la lente della magistratura nell’ambito dell’inchiesta denominata “Kanun”, portata avanti dai carabinieri della Compagnia di Popoli a partire dal 2015 e concretizzata due anni più tardi in una serie di blitz e arresti eseguiti in collaborazione con i militari dell’Arma di Sulmona, Avezzano e Giulianova, oltre alle unità cinofile di Chieti (in totale 70 uomini) e con l’autorità distrettuale antimafia. Le indagini sul campo sono scaturite nel 2015 dopo l’arresto, a Popoli, di un italiano noto alle forze dell’ordine per spaccio di eroina. Da quel momento, nell’ultimo anno e mezzo, sono state numerose le intercettazioni sia ambientali sia telefoniche, oltre ad appostamenti e pedinamenti, che hanno consentito di ricostruire come tra Pratola Peligna e Popoli fosse presente una vera organizzazione criminale che al suo vertice aveva tre albanesi e un kosovaro, due dei quali cugini, che operavano in modo orizzontale. Ognuno agiva in autonomia in una precisa zona di competenza e tra di loro non si incontravano mai, ma comunicavano solo tramite passaparola, ma in stretta collaborazione. L’approvvigionamento della droga avveniva da Roma, Milano, Pescara e dalle Marche, da un lato per spuntare prezzi concorrenziali e dall’altro per non restare mai a secco con i rifornimenti. Nemmeno nelle conversazioni telefoniche, la maggior parte delle quali in lingua albanese, veniva menzionata la droga, ma solo riferimenti a «il pacco marrone con la gomma interna» o «un buon caffè, un pacchetto di sigarette o una birra». L’indagine ha portato al sequestro in totale di un chilo e 330 grammi di droga, materiale per il confezionamento delle sostanze e 9mila euro in contanti, ma anche una pistola, dei grimaldelli e delle manette. Dodici persone furono raggiunte da misure cautelari, di cui cinque finite in carcere, tre agli arresti domiciliari e quattro sottoposte all’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. E ancora: ventisette indagati e diciotto perquisizioni domiciliari. Le posizioni marginali sono state stralciate tant’è che la Procura distrettuale antimafia ha affidato l’indagine all’autorità giudiziaria di competenza. La Procura di Sulmona ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque giovani, italiani e albanesi tutti residenti a Pratola. Si tratta di S.U.R., F.E., F.O., P.D.R. e M.R. Sono accusati di spaccio in concorso tra loro ma nessuno dei cinque ha subito perquisizioni o sequestri nel corso dell’attività investigativa. Esiste però la prova parlata delle intercettazioni. I legali tenteranno quindi di smontare il quadro accusatorio nel corso dell’udienza preliminare, fissata per il prossimo 20 febbraio, davanti al Gup del Tribunale di Sulmona, dopo il rinvio della discussione disposto dal giudice Sodani nella giornata di ieri per l’astensione degli avvocati.
Andrea D’Aurelio