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SULMONA – Non solo isolati per via della sorveglianza attiva che viene predisposta dalla Asl nel periodo di quarantena ma soli. Un esercito di persone, che finiscono dell’elenco nero dei contagiati o degli “osservati speciali”, che non riesce ad affrontare con serenità il periodo dell’isolamento domiciliare. Per questo il Comune di Sulmona sta pensando di attivare un apposito numero verde per gestire e mettere in rete tutte le richieste di aiuto che arrivano per il servizio di supporto psicologico, ovvero lo sportello telefonico attivato sin dalla prima fase dell’emergenza pandemica che vede trenta psicologici in campo, pronti per sviscerare le istanze e le problematiche dell’utenza. Il numero verde, ancora in fase di attivazione, si rende necessario per il calo di richieste che si è registrato in questa seconda ondata. Nella prima fase in 187 hanno chiesto aiuto agli psicologici, con uno netto sbilanciamento di genere, ovvero 46 uomini e 139 donne. Nella seconda ondata ancora si riesce a fare una stima proprio per le scarse istanze pervenute, circa una ventina, anche se si avverte maggiore consapevolezza. Noi di Onda Tg, attenti anche ai risvolti emotivi e psicologici dell’emergenza, abbiamo fatto il punto con la dottoressa Alessandra Cottone, delegata dell’Ordine degli psicologici della provincia dell’Aquila. Tra le varie richieste di aiuto, pervenute soprattutto durante il primo lockdown, sono stati intercettati una serie di sintomi psicologici: ansia, depressione, timori per il futuro, somatizzazione, mal di testa, mal di stomaco, sconforto e paura per l’avvenire ma anche per le persone care. Si registrano anche un aumento delle separazioni in famiglia e della violenza domestica perché, a causa delle restrizioni, è venuta a mancare la cosiddetta via di fuga, creando una reazione a catena in termini di salute e di impatto psicologico. Il problema dei problemi però sembra essere la solitudine. “Un fattore che crea grossi danni al livello psicologico”- interviene Cottone- “per la capacità di lettura della realtà sociale, per riuscire a gestire i problemi e prendere delle decisioni, con ovvie ripercussioni su quelle che vengono chiamate le funzioni esecutive della mente”. La delegata dell’ordine parla anche della condizione psicologica dei giovani e degli studenti, in riferimento all’avvicendamento tra didattica in presenza e digitale. Per questa seconda fase si stanno studiando delle forme per incentivare le richieste di aiuto, alla luce della stanchezza emotiva che porta le persone non solo a rimanere sole ma anche a rassegnarsi. Il più grande atto di forza è quello di chiedere aiuto. Pensare di cavarsela soltanto con le proprie forze porta solo a incancrenire problematiche nuove e pregresse, talvolta anche con danni permanenti. Chiedere aiuto è il primo passo per essere più forti. Non costa nulla.

Andrea D’Aurelio

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