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SULMONA. Non era capace di intendere e volere al momento dei fatti S.M., 32enne di Pacentro, finito davanti al gup del tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, per la morte del macchinista di Trenitalia, Filippo Recchione. A giungere a questa conclusione è stata Valeria Bianchini, il perito nominato dalla procura, che ha messo nero su bianca la totale incapacità del giovane, imputato per l’omicidio preterintenziale dell’ex suocero. I fatti risalgono all’8 febbraio 2019 quando il 32enne secondo l’ accusa, in possesso delle chiavi d’appartamento, si era introdotto all’interno dell’abitazione del padre della sua ex e, dopo una breve discussione, lo aveva scaraventato a terra, provocandogli un trauma cranico. La vittima era stata rinvenuta esanime in casa e poi trasferita in ospedale. Circa due mesi di agonia, fino al 4 aprile 2019, quando Recchione morì in terapia intensiva per uno shock emorragico compatibile con le botte ricevute. Dalle indagini effettuate dal settore anticrimine della polizia, guidato all’epoca dei fatti dal sostituto commissario, Daniele L’Erario, era venuto fuori che quella sera il 32 enne si era recato a casa del padre della fidanzata per riappropriarsi della libertà di una storia d’amore che il ferroviere avrebbe sempre osteggiato. Per l’avvocato difensore, Serafino Speranza, non ci sarebbe un nesso tra lesioni e decesso. Il 32enne sarà processato con rito abbreviato il prossimo 6 giugno. La procura ha chiesto una misura di sicurezza in una struttura per cinque anni. (a.d’.a.)

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